QUANDO UNA VITA SI SPEGNE NE VA RISPETTATA LA MEMORIA

Ma purtroppo la politica da sempre condiziona il genere umano, tanto che a volte ci allontana dal nostro dovere di persone etiche e cristiane. Il richiamo alla saggezza di Platone

di Ernesto Bodini (giornalista e divulgatore di tematiche sociali)

Non è certo molto etico “approfittare” della dipartita di un personaggio che nella vita terrena ha avuto largo censo… e anche di più, per esprimere sia pur qualche timido giudizio, critiche o le più deprecabili maldicenze avvalendosi di una serie infinita di verbi e sostantivi. Mi riferisco al fatto che, nel caso del signor S.B., recentemente scomparso, moltissimi esponenti della politica italiana e straniera, si sono accomunati in espressioni di stima, riconoscenza, ringraziamenti, attestazioni di merito e se non anche di affetto; ma anche un numero incalcolabile di persone comuni che si sono espresse con infinita riconoscenza, come se avessero vissuto accanto a lui tutti seduti al suo desco, magari sperando di raccogliere qualche briciola caduta dal suo piatto colmo di prelibatezze… non certo alimentari. Ma forse non sono pochi coloro che si sono potuti affiancare a vario titolo e magari ricoprendo determinati ruoli, e tra questi sicuramente anche alcuni semplici ed anonimi cittadini  che avranno goduto di qualche generosità, i cui generi lascio immaginare al lettore. Quello che però è più disdicevole, a mio avviso, è l’ipocrisia da parte di sostenitori in vita del loro beniamino, che alle esequie hanno manifestato incontenibili ed irrazionali effusioni, e credo che pochissimi avranno potuto godere di certe attenzioni e favori… Va da sé che quando un leader specie se politico possiede determinati poteri, alla sua dipartita inevitabilmente si va formando una fiumana di gente, subendone il fascino (ma meglio sarebbe dire il condizionamento) sino ad usare espressioni come: “Per me è stato come più di un padre”, “In futuro non riesco ad immaginare un suo simile”, “Ho pianto tutto il giorno. Lui era unico”, “Per lui avrei fatto qualunque cosa”, per citarne alcune. Ora, se volessimo richiamare alla memoria i “veri” protagonisti che nella vita hanno agito per l’umanità con spirito di sacrificio e rinunce  (questi sono i “veri” eroi) senza ostentare le prorie azioni, la gran parte di essi (dei quali si potrebbe fare un discreto elenco) non erano politici e non hanno fatto politica, e solo dopo decenni si è potuto parlare di loro. Ovviamente è cosa diversa quando si tratta di politici che hanno retto (in bene o in male) le sorti di una Nazione, diffondendo il loro operato con il contributo dei mass media, dei molti passa parola e dei loro sostenitori, ma al tempo stesso non comprendo quanto si possa essere condizionati (è il caso di dire) da un leadear politico che, grazie ai propri mezzi finanziari, riesce ad imporsi “ammaliando” le masse, un sostegno necessario per la sopravvivenza del suo potere… Il mio consueto anticonformismo pone a confronto queste due realtà che apparentemente sono in antitesi tra loro, proprio perché come diceva Platone (428-348 a-C.): «L’accesso al potere dev’essere limitato agli uomini che non ne nutrono la passione»; ma come ben sappiamo chi si vota alla politica, per quanto genuino negli intendimenti, tale accesso è intriso di quelle sostanze che si chiamano ambizione, senso di onnipotenza, narcisismo (vera e proproa patologia dell’Io) ed altro ancora. Pur volendo ammettere alcune eccezioni, ossia protagonisti “votati” al buon sostegno delle sorti umane, anch’essi sono ben lontani dalla propensione per l’evergetismo che, se attuato, sarebbero un’ottima garanzia per la collettività. Si consideri inoltre che la conduzione politica di un Paese non dovrebbe implicare soltanto la gestione economico-finanziaria, ma anche quella saggezza che non deve essere “condizionata” proprio dal denaro. Utopia? Forse, ma sta di fatto che purtroppo il genere umano è abituato a ragionare quasi esclusivamemte in termini di “vil pecunia”, e ciò avveniva anche ai tempi in cui esisteva il mero baratto delle merci; ma spesso anche di presunzione e, a tal riguardo, val la pena rammenatare quanto sosteneva Johann Wolfgang von Goethe (1749-1832): «Un grande errore è quello di credersi più di che si è e stimarsi meno di ciò che si vale». Ogni volta che determinate personalità lasciano questo mondo, prima di dedicare loro un monumento sarebbe bene confrontarle con quelle del passato, anche perché in non pochi casi alcune di esse sono ormai cadute nell’oblio… nonostante abbiano reso alla collettività un contributo avvalorato dal loro silenzio: a mio avviso l’evergetismo non fa parte della imprenditoria moderna. Ma tornando all’apertura dell’articolo ritengo doveroso il massimo rispetto per chi ci ha “preceduto”, qualunque siano stati il loro ruolo e le azioni terrene che potremmo anche criticare, ma il giudizio più appropriato e inconfutabile è quello Divino. Quindi, sia per il signor S.B. che per tutti quelli che lo hanno preceduto unitamente a quelli che lo seguiranno, ritengo sia sufficiente dedicare un semplice ma sincero “requiem”, per buona pace della loro anima, dei loro famigliari, estimatori o simpatizzanti. In tal senso, il nostro “dovere” umano termina qui, senza astio per nessuno e con la massima comprensione.

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