24 Lug 2023

Elezioni Spagna, vince la destra ma non può governare – #772

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Ieri si è votato in Spagna per rinnovare il parlamento e formare un nuovo governo. Il partito popolare, di destra, è stato il più votato, ma un governo di destra sembra improbabile, uno di sinistra leggermente di più, e si avvicina lo spettro di nuove elezioni per via dell’ingovernabilità. Parliamo anche della “prigione galleggiante” nel Regno unito per i migranti e della vicenda paradossale di Giampiero Monaca.

Ieri, domenica 23 luglio 2023 in Spagna si è votato per rinnovare il parlamento ed eleggere il nuovo Governo. Se vi ricordate, alla fine di maggio si era vitato in diverse città importanti, fra cui madrid e Barcellona, e il risultato poco convincente dei socialisti aveva spinto il premier Pedro Sanchez a dimettersi e indire elezioni anticipate, rispettando un’usanza che qui da noi sembra abbastanza strana e persino esagerata, ma che –  come ci aveva spiegato ai tempi Ignaci Munoz, un giornalista politico spagnolo – in Spagna è una specie di liturgia, un passaggio obbligato dopo una sconfitta. 

Quindi, dopo la caduta dell’esecutivo di Pedro Sánchez, gli spagnoli sono andati al voto anticipato. Le urne hanno parlato, ma non troppo. il Partito Socialista operaio spagnolo (Psoe) del premier uscente è stato sconfitto dal Partito Popolare (Pp), guidato da Alberto Núñez Feijóo, ma con un margine più basso del previsto che non consentirà alla destra di governare, complice anche il risultato sotto alle aspettative dell’estrema destra di Vox. 

Vediamo i risultati un po’ più nel dettaglio. Il vincitore di queste elezioni è considerato indubbiamente il PP, il partito popolare, di centrodestra, che ottiene il 33% dei voti e il maggior numero di seggi nelle due camere (Alla camera ne ottiene 136, 47 in più rispetto alle ultime elezioni). Il PSOE comunque è praticamente attaccato con il 32%, anche se poi la differenza di seggi è maggiore per via del meccanismo di ripartizione dei seggi. El País titola “El PP gana, el PSOE resiste y la derecha no logra la mayoría con el 95% escrutado”. Paradossalmente anche il PSOE ha ottenuto più seggi, 2 in più, rispetto alle elezioni del 2019, che hanno portato Pedro Sanchez a diventare premier.

Sotto i primi due partiti, piuttosto staccati, ci sono il partito di estrema destra Vox e quello di sinistra radicale SUMAR.

Come spiega il Post, “Vox è un partito nostalgico della dittatura franchista e in molti prima delle elezioni avevano previsto un governo di alleanza Vox-PP, ipotesi sfumata perché ha ottenuto “solo” 33 seggi al Congresso, 19 in meno rispetto all’ultima tornata, e quindi la somma dei seggi di PP e Vox, di 169, è inferiore alla maggioranza assoluta (176) che servirebbe avere al Congresso per governare”.

“Sumar, invece, è una nuova coalizione più radicale creata alcuni mesi fa dalla ministra del Lavoro Yolanda Díaz, dove sono confluite tutte le forze a sinistra di PSOE (Podemos, Más País, En Comú Podem e Compromís, e altre)”.

Altro dato interessante, l’affluenza. Leggo su El Pais in un articolo a firma di Jose Manuel Abad Linan che “Né le alte temperature, né le vacanze, né i temuti ingorghi sulle strade che portano alle grandi città. Quasi 24 milioni di spagnoli si sono recati a votare questa domenica in quelle che sono state le 15esime elezioni generali dal ripristino della democrazia in Spagna. Secondo i dati del Ministero dell’Interno l’affluenza alle urne il 23 giugno è stata del 70,33%, confermando la tendenza a una maggiore affluenza alle urne quando l’elettorato ha la percezione che le elezioni possano portare a un cambiamento politico. 

La percentuale riflette anche l’elevato numero di voti postali, oltre 2,47 milioni, molto più alto rispetto alle elezioni precedenti. Questa percentuale è superiore di 4,1 punti rispetto alle precedenti elezioni generali, quelle del 10 novembre 2019, quando la ripetizione delle elezioni – si erano tenute nell’aprile dello stesso anno con un’affluenza del 71,76% che non aveva prodotto un governo – aveva fatto crollare l’affluenza alle urne, che aveva raggiunto il minimo storico del 66,23%”.


Mentre leggo su Repubblica che “in Catalogna si è registrata la più bassa affluenza alle urne nelle elezioni politiche di oggi in Spagna, con ben undici punti in meno rispetto al voto espresso alle urne nel 2019. Questo calo potrebbe aver influito direttamente sulla mancata riconferma del premier Pedro Sanchez, che confidava nel voto in Catalogna. Parte del movimento indipendentista aveva chiesto l’astensione alle elezioni generali, il che potrebbe spiegare il notevole calo del voto catalano.

Ora, che succede adesso? Eh. È una domanda da un milione di euro. Al momento non c’è una maggioranza chiara. Probabilmente comunque Feijóo chiederà l’incarico a formare il governo, essendo il leader del partito più votato. Ma se ho ben capito, mi pare che gli analisti spagnoli sostengano che sia leggermente più probabile che si formi un governo di sinistra, se Sanchez riuscisse a mettere insieme e accontentare una serie di partiti minori, ad esempio gli indipendentisti catalani o altri, che hanno un orientamento più progressista. Ma certo, sarebbe un’alleanza fragile e sempre sul filo del rasoio.

L’altra opzione, non così assurda in Spagna, è che non si raggiunga un accordo e si torni nuovamente alle urne, come successo anche nell’ultima occasione, nel 2019, quando si era votato sia ad aprile che a novembre. 

Insomma, al momento è difficile fare previsioni. Come sempre, ci aggiorniamo nei prossimi giorni.

Sta facendo molto discutere la decisione del governo britannico di istituire una enorme chiatta galleggiante dove di fatto verranno allogiati, si fa per dire, i richiedenti asilo. 

Vi leggo come la desfirve Luigi Ippolito, inviato del Corriere della Sera: “È il simbolo concreto e visibile della legge appena approvata a Londra sull’immigrazione illegale: l’enorme chiatta lunga quasi cento metri è arrivata ieri mattina nel porto di Portland, nel Dorset, e dalla fine del mese comincerà a ospitare i primi richiedenti asilo, in attesa che la loro domanda venga vagliata. È il segnale della linea dura del governo di Rishi Sunak, che intende deportare in Ruanda chi arriva illegalmente nel Regno Unito.

L’arrivo della Bibby Stockholm – questo è il nome dell’imbarcazione – è stato salutato da proteste: molti residenti locali non vogliono saperne di diventare un centro di smistamento per i profughi, ma allo stesso tempo i difensori dei diritti umani denunciano il trattamento imposto ai migranti.

La chiatta, grande quanto un campo di calcio e altra tre piani, potrà ospitare fino a 500 persone, tutti maschi adulti: non saranno detenuti, perché saranno liberi di andare e venire. Attualmente, i richiedenti asilo vengono ospitati in alberghi, con un costo per i contribuenti di 6 milioni di sterline al giorno (circa 7 milioni di euro).

Oltre alla Bibby Stockholm, il governo di Londra intende utilizzare quattro siti militari: e i primi tre sono in grado di accogliere quasi cinquemila persone.

Ora guardatevi se non l’avete fatto qualche immagine su Google. È una cosa impressionante, davvero distopica. Al di là del fatto che le persone siano libere formalmente di uscire, questa specie di blocco cubico di lamiera pieno di persone è un simbolo potentissimo. 

E infatti, come spiega ancora il giornalista “La chiatta è soprattutto un deterrente che serve a mandare un messaggio: gli immigrati irregolari non saranno trattati con i guanti. Sunak ha promesso solennemente di fermare gli sbarchi illegali attraverso la Manica: l’anno scorso sono arrivati 45 mila clandestini e dall’inizio di quest’anno la cifra è di 13 mila. In base alla legge appena approvata, chi arriva illegalmente potrà essere deportato in Ruanda (contro la sua volontà e da qualsiasi paese provenga, in base ad un accordo con il governo del paese africano). Anche se questa norma è stata al momento bloccata da una Corte d’Appello (il governo farà ricorso alla Corte suprema). Il passaggio della legge in Parlamento è stato accolto con parole durissime dalle Nazioni Unite, che l’hanno definita «una violazione della legalità internazionale». 

Ciononostante Sunak sembra intenzionato a proseguire con la linea dura sui migranti irregolari, tema sul quale si gioca la faccia. E i laburisti all’opposizione non sembrano contestare particolarmente questa linea.

Chiudiamo con una notizia surreale, successa nei giorni scorsi e di cui parliamo oggi su Italia che Cambia. La notizia ha a che fare con la scuola e con un progetto che seguiamo da anni, che si chiama Bimbisvegli, che ha avuto un epilogo (speriamo non definitivo) terribile e inaspettato. Il suo animatore, il maestro Giampiero Monaca, è stato condannato a 1 mese di reclusione per interruzione di servizio.

Vi leggo come Nadia Rosato de La testata racconta oggi la notizia su ICC: “Dopo una lunga battaglia contro la dirigenza della scuola Primaria di Serravalle d’Asti del V Circolo didattico, che ostacolava la buona riuscita del programma previsto da Bimbisvegli, il maestro Giampiero Monaca è stato condannato dal tribunale di Asti per interruzione di servizio. 

Nel progetto Bimbisvegli, Giampiero Monaca aveva investito energie, soldi e passione.

«Quando sono arrivato lì, era una scuola morente», ci ha raccontato. «Aveva solo ventuno iscritti ed era un posto che stava insieme per miracolo. Ho scelto di ridipingere i muri con colori che trasmettessero una certa vibrazione, ho preso mobili aperti, perché volevo che i bambini avessero tutto sottomano e soprattutto che sapessero che tutto era lì per loro. Non esisteva l’armadio del maestro chiuso col lucchetto, l’aula apparteneva ai bambini. Non ho esitato a investire soldi miei nel progetto, perché era quello in cui credevo e faceva felice me, i bambini e le loro famiglie».  

Nonostante il grande successo del metodo e il riconoscimento da parte del Ministro dell’Istruzione, la dirigenza della scuola ha osteggiato la buona riuscita di Bimbisvegli, fino a spingere Giampiero Monaca a prendere un anno di aspettativa. «Non volevo lavorare in un ambiente tanto ostile. Mi sono messo da parte, senza stipendio, e ho iniziato a fare volontariato nel pomeriggio, accompagnando i bambini in attività esperienziali. Nel frattempo, a scuola è stata abiurata ogni continuità con il progetto. Erano persino state cancellate dai muri le frasi ispiratrici che avevamo scritto, perché definite “infantili”».

Non sono servite le proteste, né lo sciopero della fame portato avanti dal maestro e, a staffetta, dai genitori dei bambini. «Alla fine dell’anno di aspettativa ho scoperto che mi avevano trasferito in un’altra scuola, togliendo di fatto a Bimbisvegli la possibilità di continuare. Un progetto come Bimbisvegli ha senso solo in un’ottica di continuità, ha senso che si faccia in quella scuola dove le famiglie hanno iscritto i loro figli pur abitando lontano, una scuola dove nessun bambino veniva visto come un problema, dove c’era integrazione totale, dove imparavano che impegnarsi è divertente».  

L’articolo poi prosegue con altre domande e approfondimenti, lo trovate sotto fonti e articoli. Dal canto nostro non possiamo che esprimere la nostra vicinanza e solidarietà a Giampiero Monaca, a cui mandiamo davvero un sentito abbraccio da parte di tutta la redazione.

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