IL SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE TRA GLORIA E DECLINO

Negli ultimi decenni si è passati dal dare tutto a tutti al penalizzare i meno abbienti: una politica gestionale che ha dell’assurdo e delle gravi responsabilità, e in alcuni casi la morte è certa…

di Ernesto Bodini (giornalista scientifico e divulgatore di tematiche sociali)

Se una Struttura sanitaria funziona bene non dovrebbe avere liste di attesa. Ma nel nostro Paese ciò non avviene (sia prima che dopo la pandemia), in quanto è sempre meno tollerabile che all’interno del SSN chi non può pagare deve attendere mesi per avere una prestazione (visita od esame strumentale), quando la stessa può e deve essere erogata nei tempi dovuti… come da prescrizione del medico curante, del medico ospedaliero o dello specialista del territorio. E va da sé che quanto più è diffusa una patologia maggiore sarà il numero di pazienti che incrementeranno le liste di attesa; di conseguenza i politici-gestori del Sistema sanitario dovrebbero porsi qualche domanda come, ad esempio, se è più lecito dare importanza alle liste di attesa o evitare che questo fenomeno in evoluzione rischi di assorbire le risorse disponibili, con la conseguenza di non garantire ai pazienti bisognosi le prestazioni loro prescritte. Nel frattempo la stragrande maggioranza dei cittadini continua a subire passivamente questo infelice andamento che mette a repentaglio la loro salute. É bene rammentare che il paziente è una Persona, e in questo caso non un “semplice” individuo che partecipa attivamente a generare il prodotto (la salute) di cui lui solo è il beneficiario. A questo riguardo ben si inserisce quanto ha scritto l’economista statunitense Michael E. Porter (1947) sul prestigioso New England Journal of Medicine del 23 dicembre 2010: «Per ridurre i costi l’approccio migliore è spesso quello di spendere di più su alcuni servizi per ridurre la necessità di tutti». Ma anche l’OMS richiama l’attenzione sul problema fissando al 6,5% la soglia di finanziamento per la Sanità al di sotto della quale, oltre la qualità dell’assistenza e l’accesso alle cure, si riduce anche l’aspettativa di vita delle persone. Ma di questo passo, per quanto riguarda il nostro SSN, dove andremo a cozzare? Intanto la popolazione continua ad invecchiare sempre di più e, contestualmente, va incontro a più patologie ancorché croniche e invalidanti con costi ulteriori tali da non essere (pare) sostenuti dal SSN; quindi una fetta della popolazione sta andando alla deriva che, di fatto, viene “estromessa” dalla garanzie previste dalla Costituzione. Tutto ciò nonostante parte della popolazione sia tenuta (dal 1982) a contribuire alla spesa sanitaria pagando i rispettivi ticket (soggetti esenti a parte), una voce di introito che non è mai stata sufficiente per garantire determinate coperture, anche perché il SSN garantisce prestazioni a tutti i residenti italiani ed agli immigrati (regolari  o meno), che parte di questi ultimi non producono e non contribuiscono non pagando le tasse; per non parlare poi delle evasioni e/o frodi fiscali e delle scelte politiche sbagliate come i tanti discussi (e assurdi) provvedimenti, quali il cosiddetto Superbonus e il Reddito di Cittadinanza che detto, per inciso, non solo non hanno sanato alcunché ma hanno dilapidato ulteriormente le Casse dello Stato.

Oltre a quella non tanto modesta percentuale di cittadini che non hanno voglia di lavorare o non non si adattano, e l’assurda consuetudine di garantire assistenza sanitaria a coloro che per appagare il loro ego e passioni voluttuarie (sport estremi, ad esempio), mettendo a repentaglio non solo la loro vita ma anche quella dei soccorritori con notevoli costi per ogni intervento. Nonostante siano trascorsi decenni il popolo italiano si è incrementato con nuove generazioni, ma di fatto non ha saputo apprezzare e soprattutto rispettare con onestà il patrimonio di tutti come quello della Sanità pubblica, e pur di fronte a questa “evoluzione” irresponsabile i vari politici-gestori, della prima e dell’ultima ora, non hanno saputo gestire. Va da sé, quindi, che quando un amministratore politico non sa gestire il bene comune come il comparto Sanità pubblica, farebbe meglio a rimettere il proprio mandato sperando in un sostituto più degno ed efficiente, anche se a mio avviso, quando in un contesto sociale sono in due a comandare, uno è di troppo! Ma anche il cittadino ha le sue colpe in quanto non sa, o non ha mai voluto considerare, che per pretendere il rispetto di un diritto lo stesso si vanifica per la sua inerzia e indifferenza, lasciando ampio spazio di azione al politico-gestore sempre più inefficiente e irresponsabile, tant’è che stiamo assistendo al declino della Sanità pubblica. Per fare un esempio concreto, tutti lamentano il problema delle liste di attesa, o la non totale copertura dei LEA,  degli ausili e delle forniture protesiche, ma nessuno sa imporsi avvalendosi delle procedure legislative e/o legali, limitandosi invece a qualche lettera ai giornali con il risultato di un sfogo che di fatto si perde nel vuoto. Tutte queste conseguenze stanno favorendo giorno dopo giorno la Sanità privata: non per nulla siamo diventati utenti-clienti e non più considerati pazienti di nome e di fatto con determinati diritti… a pagamento, in assenza del quale, per certi casi la morte è sicura!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *