24 Ott 2023

Critical mass: l’invasione delle biciclette che fa bene al pianeta dal 1992

Scritto da: Nicola Muratore

Il primo giovedì di ogni mese, a Torino – così come in tantissime altre città del mondo – scende per strada la critical mass, per lottare per i diritti dei ciclisti e per strade più democratiche. Si tratta di una manifestazione spontanea e nata dal basso, senza una struttura organizzativa alle spalle, che aiuta gli utenti deboli della strada a "riappropriarsi" dei loro spazi urbani, che negli ultimi anni si sono ridotti sempre di più a favore di quelli dedicati alle auto.

Salva nei preferiti

Torino - Vi è mai capitato di essere bloccati da un gruppo gigantesco di ciclisti? Non parlo di piccole compagnie di atleti che magari si allenano insieme, ma di torpedoni che contano centinaia e centinaia di ciclisti urbani che si muovono insieme. In caso di risposta affermativa siete incappati quasi sicuramente in una “critical mass. A Torino se ne tiene una il primo giovedì di ogni mese. Vi voglio raccontare com’è andata l’ultima a cui ho partecipato e raccontarvi un po’ di storia di questo fenomeno, a mio dire fondamentale, su cui è importante riflettere.

CHE COS’È LA CRITICAL MASS?

La critical mass è qualcosa di molto semplice che assume un valore enorme e una profondità concettuale straordinaria se calata nella società in cui viviamo oggi. Sostanzialmente è un gruppo di ciclisti autogestito che si riversa nelle strade della città e che lotta per i propri diritti. Le critical mass si configurano quindi come eventi spontanei ed esistono pressoché in ogni grande città del mondo. Letteralmente “critical mass” vuol dire massa critica. Il concetto di base è infatti che se il numero di persone in bicicletta, la massa appunto è sufficiente – ovvero critica – si riesce a bloccare il traffico automobilistico sovvertendo così le consuete gerarchie stradali. Come e perché sono nate le critical mass?

LA STORIA DELLA CRITICAL MASS

La prima critical mass di cui abbiamo traccia è avvenuta a San Francisco il 25 settembre 1992. Ciò che è fondamentale sottolineare è che è un fenomeno spontaneo, nato dall’esigenza dei ciclisti urbani di andare e tornare a casa incolumi dal posto di lavoro. Si è notato che agli incroci più pericolosi e sprovvisti di segnaletica verticale e semafori, i ciclisti considerati singolarmente incorrevano spesso in incidenti perché non visti dagli automobilisti.

Per far fronte al problema hanno iniziato quindi ad aspettarsi a vicenda, creando così dei gruppi che non potevano più essere ignorati, e solo a quel punto attraversavano l’incrocio tutti insieme in sicurezza. Da questo semplice gesto nasce il concetto di “massa critica” ovvero un gruppo di persone che non può essere trascurata perché troppo grande. Da questa consapevolezza nasce quindi la Critical mass come evento.

IN COSA CONSISTE ATTUALMENTE LA CRITICAL MASS

Preso atto che un cospicuo gruppo non può essere ignorato, i ciclisti hanno iniziato a istituire questi raduni proprio per reclamare a gran voce i loro diritti. Dalla rivoluzione industriale in poi lo spazio nelle città dedicato ai pedoni e ai mezzi non a motore è stato considerevolmente ridotto, arrivando all’odierna tragica situazione per cui solo il 20% del suolo pubblico urbano è dedicato a tutto ciò che auto non è. I marciapiedi e le piste ciclabili coprono una porzione irrisoria del suolo, senza considerare la manutenzione pressoché inesistente che ne viene fatta. La massa critica, costituita da mezzi senza motore, ha l’obiettivo quindi di riappropriarsi degli spazi che sono stati indebitamente monopolizzati dai mezzi a motore.

Unknown

“La macchina è tua, la strada no”, recita un famoso slogan. La strada è di tutti e per questo deve essere democratica. Spesso si criticano i ciclisti quando pedalano in coppia e affiancati, tacciandoli di occupare troppo spazio, di intralciare il traffico. Si suona il clacson se il ciclista sta in centro alla carreggiata. Gli si attribuisce la colpa perché poco visibile. Attraverso le critical mass si cerca di ribaltare il punto di vista.

Se due ciclisti affiancati intralciano il traffico, quanto lo intralcia invece un veicolo che pesa diverse tonnellate, largo più di un metro e lungo più di due, quindi ben più di una bici? Non si pensa che il ciclista magari sta nel mezzo della carreggiata perché troppe volte gli sono state aperte le portiere addosso dalle auto parcheggiate? Sono i ciclisti a essere poco visibili o è la conformazione dei veicoli a impedire che il conducente veda bene?

STRATEGIE E I MODI DELLA CRITICAL MASS

Le critical mass hanno diversi punti di forza. Innanzitutto non si sta facendo nulla di illegale. Il semplice fatto che numerosi ciclisti si riversino nelle strade contemporaneamente non costituisce reato. Sono pedalate ovviamente non violente e, anzi, spesso sono informative. Non è raro infatti che vengano distribuiti volantini agli automobilisti o che si discuta con essi. Trattandosi di eventi spontanei, privi di una struttura organizzativa formalizzata, non si sa come arginarli. Non c’è nessuno che le rappresenti con cui prendersela, nessuno da zittire in modo che non convinca le altre persone a scendere in strada. E soprattutto non si possono arrestare così tante persone che non stanno infrangendo la legge, come afferma l’avvocata Jennifer Granick in un’intervista.

Oggi solo il 20% del suolo pubblico urbano è dedicato a tutto ciò che auto non è

Semplicemente, attraverso questo comportamento, si ribaltano le consuetudini: il ciclista non è più costretto a muoversi in un contesto pensato per le automobili in cui è in minoranza. Il ciclista non è più confinato a un ritaglio di spazio. Non deve più sgusciare tra le auto, schivare gli sportelli, scattare per non intralciare le macchine, adeguandosi a velocità che non gli sono proprie.

Ma sono le auto, per una volta, a stare nella condizione in cui di solito sono i ciclisti. E questo apre di conseguenza a un punto di vista nuovo e più democratico della strada, argomento di cui ho parlato approfonditamente con Elisa Gallo in questa intervista. Gli automobilisti che incappano in una critical mass si sentono esattamente come si sentono i ciclisti tutti i giorni ovvero costretti da regole non pensate per loro. Non si tratta solo di occupare gli spazi, ma di ridefinirli in base a nuove priorità: la sicurezza, la sostenibilità e le possibilità di ognuno.

LE CRITICAL MASS DI TORINO

La massa critica di Torino si raduna il primo giovedì di ogni mese in Piazza Castello alle ore 19. Si attende fino alle 19:30 e poi si parte. Chi lo ha deciso? Non si sa, è sempre stato stato così poiché, come dicevo prima, non c’è nessun vertice, nessun portavoce, nessun organizzatore. Solitamente prima della partenza c’è un open mic, ovvero un microfono dal quale può parlare chiunque, essendo responsabile per sé stesso. Essendo la Critical mass un evento trasversale, apolitico e apartitico, le tematiche possono essere le più svariate. Va da sé che, per la natura stessa della massa, i temi a essa associati siano spesso quelli dell’ecologia, della crisi climatica, della sostenibilità e della mobilità sostenibile.

Il 5 ottobre raggiungo quindi la massa in Piazza Castello. Al microfono parlano esponenti di diverse associazioni. Verso le 20 partiamo. Faccio fatica a contare quanti siamo, sicuramente più di cento. Facciamo una ventina di chilometri a meno di 10 km/h, questo per rendere la pedalata accessibile a chiunque. Noto che siamo scortati dalle forze dell’ordine e ne chiedo il motivo a un veterano della Critical mass. Mi spiega che, proprio in virtù del fatto che non ci sono organizzatori, la presenza della Polizia municipale non è richiesta da nessuno dei partecipanti, ma è una scelta autonoma del Comune di Torino per tutelare l’incolumità dei ciclisti e per questioni di viabilità.

Stiamo in giro circa due ore, armati di luci, campanelli, cartelli, musica e vestiti sgargianti. E in queste due ore non c’è stata una sola volta in cui io mi sia sentito in pericolo a causa di un’automobile. Mi godo Torino come è impossibile fare in solitaria, senza la preoccupazione costante di risultare un intralcio per qualche automobilista. Torno a casa col sorriso, sognando una città del futuro in cui non sarà più necessario ricorrere alle critical mass per sentirsi al sicuro per le strade.

Per approfondire il tema della mobilità sostenibile consiglio:

  • Il potere dei pedali, O. Razemon, Edizioni Epoké 2017;
  • Piccolo trattato di ciclosofia, D. Tronchet, il Saggiatore 2014;
  • Elogio della bicicletta, Ivan Illich, Bollati Boringhieri 2006.

Per commentare gli articoli abbonati a Italia che Cambia oppure accedi, se hai già sottoscritto un abbonamento

Articoli simili
La mobilità sostenibile a Napoli: dalla smart mobility al car sharing
La mobilità sostenibile a Napoli: dalla smart mobility al car sharing

A Caltanissetta la ciclofficina sociale che promuove mobilità lenta e cicloturismo responsabile
A Caltanissetta la ciclofficina sociale che promuove mobilità lenta e cicloturismo responsabile

Ponte sullo Stretto, dubbi e anomalie di un progetto senza fine
Ponte sullo Stretto, dubbi e anomalie di un progetto senza fine

Mappa

Newsletter

Visione2040

Mi piace

Le enormi proteste delle università Usa pro-Palestina: “sembra il ’68” – #922

|

Silvia Amorosino: “Se per assurdo mi ricrescessero i capelli non mi sentirei più io”

|

La musica libera di Gianfranco De Franco, sempre in bilico e senza confini

|

Natura Sicula, l’ambientalismo che denuncia e genera cultura

|

Sensuability, abbattere i tabù su sessualità e disabilità attraverso l’arte – Dove eravamo rimasti #31

|

Il Nostro Atelier: arteterapia nella scuola pubblica per favorire inclusione e comunicazione

|

Dalla dislessia alla ADHD, nuove cure per una vita più equilibrata

|

Nel Giardino delle Giuste e dei Giusti gli alberi intitolati agli aiutanti dell’umanità

string(8) "piemonte"