‘Morte accidentale di un anarchico’, ovvero come rispondere alle bombe con la satira

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L’esplosione della bomba alla banca dell’Agricoltura ci colpì tutti. E lo shock fu aumentato dalle dichiarazioni della polizia che pareva certa che gli attentatori fossero di sinistra. Eravamo sbigottiti. Poi Giuseppe Pinelli volò giù dalla finestra. E la tv disse che l’anarchico si era suicidato quando gli avevano detto che Giovanni Valpreda aveva confessato. Lanciandosi nel vuoto Pinelli avrebbe gridato “è la fine dell’anarchia!”. Si era quindi di fronte alla certezza che fossero stati gli anarchici a provocare quei 17 morti (che poi diventeranno 18).

Erano passati solo tre giorni dalla bomba ma già affioravano falle vistose e contraddizioni inspiegabili nella ricostruzione ufficiale dell’attentato e qualcuno stava scuotendosi di dosso il mantra della televisione. Tra questi i miei genitori, che decisero di debuttare in fretta con uno spettacolo che raccontasse la controinchiesta che giornalisti e avvocati stavano realizzando.

Ma non volevano limitarsi a leggere un testo di controinformazione. Erano convinti che solo rovesciando in chiave comica, di commedia, quel che era realmente accaduto, sarebbe stato possibile arrivare a milioni di persone, coinvolgerle, emozionarle e dare realmente l’idea della misura dell’abominio che si era consumato: interi dipartimenti dello Stato e della politica avevano scelto di scatenare una serie di attentati contro cittadini inermi con il preciso scopo di far ricadere la colpa sulla sinistra e in particolare sul grande movimento popolare che stava rivoluzionando l’Italia.
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