Si allontanava in quella notte lontana,

sbuffando quel treno dai sedili di legno.

Si allontanava portando con sé

incertezze, coraggi, e tante speranze.

Il Peppe osservava con la tristezza nel cuore,

sparire lontano dell’amato paese le tremule luci,

le case tinte di bianco, e le amene e verdi distese.

Torino l’accolse il mattino con il freddo e la nebbia,

lo accolse con la giovane moglie, la piccola figlia,

con una vecchia valigia legata con spago,

ed uno scatolone che odorava di cacio e di vino,

mentre la gente li guardava curiosa e dubbiosa.

Trascorsi da allora sono tant’anni, il Peppe alle mani

ne ha fatti di calli, facendo turni e di giorno e di notte

alle presse e agli stampi, con il cervello al suo posto,

e con le mani sue forti. E’ stata dura la vita lassù,

un appartamentino in cascina con il cortile sterrato,

un loggione con le piantine di odori, e la latrina da un lato.

Ora la pensione è vicina, basta alzarsi alle cinque di ogni mattina,

basta farsi un caffè svelto in cucina, baciare la Gina assopita,

e pedalare  una bicicletta pesante marcata Legnano.

Tornato è il Peppe alla terra nativa, ma qualcosa l’attrista.

Sovente con la mente ritorna alla vecchia cascina,

a quel caffè fatto svelto in cucina, a quel bacio dato alla Gina,

a quella fabbrica ancora nel cuore, e a quel treno dai sedili di legno,

ed allora il suo sguardo si accende, ed un sorriso sfiora il suo viso.

La poesia e i disegni sono di Bruno Guidotti

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