Il successo di una famosa canzone: “Marina” e la storia del suo autore in un film

Una famiglia italiana emigrata all’estero in un periodo di crisi esistenziale negli anni ‘5o. Un film che “impone” qualche riflessione sul valore dei sacrifici e della dignità per superare miseria e soprusi, ma anche per ricordare il dramma di Marcinelle

di Ernesto Bodini (giornalista e critico d’arte)

Vedere un film in televisione, comodi in poltrona, non solo è rilassante e a titolo gratuito ma se la trama è particolarmente coinvolgente tanto da rievocare epoche e culture che, a seconda dei contesti, si può giungere a qualche saggia riflessione, io credo che siano due ore spese bene. Tanto è durato il film “Marina” mandato in onda da Rai Storia (canale 54), per la serie Binario Cinema, il 16 agosto scorso. La produzione di questo film è del 2013, a cura del regista belga Stijn Coninx, un genere biografico interpretato da attori protagonisti quali Luigi Lo Cascio, Matteo Simoni, Donatella Finocchiaro, Cristian Campagna, Evelien Bosmans, Marte Bodmasns, Warre Borgmans, Vincent Grass, Jelle Florizoone, Federican Marinò, Maité Redal e Chris van den Durpel. La partecipazione del cast rispecchia una buona predisposizione recitativa che, al di là di una pregressa o meno formazione accademica di alcuni interpreti, danno vita e corpo al proprio ruolo, senza alcuna forzatura ma di lodevole spontaneità. Ecco la trama. La prima parte del film è dedicata alla vita di Rocco Granata (in epoca infanzia e adolescenza interpretato da Cristian Campagna) con la passione per la musica che negli anni lo farà conoscere in tutto il mondo. La storia ha inizio intorno agli anni ’50, quando la famiglia Granata, originaria di un piccolo paese della provincia di Cosenza, è costretta a trasferirsi a Waterschei, in Belgio. Il padre Salvatore (interpretato da Luigi Lo Cascio) inizia a lavorare nelle miniere di carbone, alcuni anni prima del disastro di Marcinelle, mentre il figlio Rocco frequenta la scuola elementare dove, a causa della sua condizione sociale e di emigrato, si scontra subito contro la discriminazione, oltre al fatto di non conoscere la lingua locale, tanto da essere continuamente deriso dai compagni e con difficoltà ad integrarsi nella piccola comunità. Unico suo “rifugio” è la sua casa dove dalla madre Ida (interpretata da Donatella Finocchiaro) trova comprensione e conforto; mentre il padre, nonostante la giovane età è un uomo d’altri tempi e quindi fermo sulle sue rigide posizioni nei rapporti con la famiglia. Salvatore Granata, che crede fermamente nel sacrificio e nel lavoro, non sopportando il difficile inserimento nella comunità belga, vorrebbe tornare nella sua terra natia e per questo spera che il figlio conservi questo sogno dedicandosi prima alla scuola e poi al lavoro. Rocco, all’età di dieci anni, che crede di avere una inclinazione  per la musica, rimane affascinato dalla fisarmonica che riesce ad ottenere supplicando il padre… a prezzo di ulteriori sacrifici. Una sorta di primo amore verso questo strumento.

Poco più che adolescente, tra lavori saltuari come garzone in una drogheria e “aiuto” meccanico in una piccola officina, riesce a costituire un piccolo gruppo musicale, una intraprendenza che il padre non condivide perché non vuole che il figlio viva di sogni ed altre fantasie come la musica, e lo obbliga a seguirlo in miniera. Ma Rocco non si arrende tanto che la sera lavora come musicista in vari club locali dove, da provetto musicologo, compone e propone canzoni arrangiate in italiano. Tra amori di gioventù: un flirt con la giovane Helena (interpretata da Evelien Bosmans), difficoltà economiche, e molto impegno nella musica, il giovane Rocco arriverà a comporre “Marina”, la famosa canzone che lo consacrerà come una star prima in Belgio e poi in tutta Europa, ed ha così inizio la sua lunga carriera che lo porterà ad esibirsi al Carnegie Hall di New York. Il finale, condito da brevi sequenze di innamoramento, lo vede riappacificarsi con il padre riconoscendo in lui i sacrifici e a se stesso l’impegno costante senza i quali non sarebbe potuto diventare musicista. Questo film, oltre a ricordare il reale successo internazionale del celebre brano “Marina”, un tormentone del 1959, scritto e interpretato dal vero Rocco Granata (1938), cantautore e attore italiano, naturalizzato belga, riporta alla memoria il disastro di Marcinelle, un incendio che avvenne l’8 agosto 1956 nella miniera di carbone Bois du Czier che provocò la morte di 262 persone delle 275 presenti, di cui 136 immigrati italiani. Un doveroso tributo che il regista ha voluto riconoscere a quanti perirono e ai loro famigliari, ma anche per rammentare che la miseria e la dignità sovente vanno di pari passo. E la saggezza, a mio avviso, consiste non solo nel ricordare ma soprattutto nel concretizzare al meglio gli insegnamenti dati dall’esperienza e, una recita filmica, potrebbe essere uno di questi.

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