IL PERDURARE DELL’INERZIA E DELL’INEFFICIENZA

Abolire il male è forse utopia, ma non essere in grado di contrastarlo rende il nostro Paese pericolosamente e ulteriormente vulnerabile

di Ernesto Bodini (giornalista e opinionista)

Ogni volta che la cronaca riporta questo o quel misfatto, politici e opinionisti “accreditati” dal sistema (tra questi ultimi io non lo sono), esprimono pareri e sentenze, ma nessuno è in grado di proporre soluzioni pragmatiche per prevenire quei comportamenti illeciti da parte dei nostri simili. Intanto la criminalità organizzata o meno è sempre più dilagante e continua a mietere vittime e, ai “superstiti”, ossia quelli scampati al misfatto delittuoso, si dedicano espressioni di cordoglio e di sostegno morale, ma i loro cari non tornano in vita così come i loro beni resteranno alienati. Inoltre, in caso di tali eventi, le omelie al rito funebre fanno da “chiusura” alla vicenda; poi, trascorso un po’ di tempo, si tende a dimenticare o ad assopire perché (giustamente) la vita continua… Ogni problematica sociale, si sa, richiede la massima attenzione non solo di esperti ma soprattutto dei politici che, a seconda dell’area di appartenenza, si esprimono in vari modi ma nessuno è in grado di mettere sul tavolo delle trattative soluzioni concrete per arginare tutti quei fenomeni che ledono la libertà e la dignità delle persone. Una delle assurdità tra le più paradossali, per esempio, riguarda il fatto che i molti individui che vengono arrestati hanno già dei precedenti penali (si badi il plurale), ma non è dato a sapere per quali ragioni risultano essere liberi… per continuare a delinquere; come non è dato a sapere il destino del denaro illecito loro confiscato. La logica ci dice che chi ha avuto diversi precedenti penali dovrebbe aver accumulato una certo numero di anni di detenzione… ma evidentemente così non è a causa (anche) della ormai nota non certezza della pena. E quindi, cosa dedurre? Nella mia pochezza di semplice cittadino, anche se non addetto ai lavori, ma attento osservatore delle problematiche sociali e divulgatore-opinionista (non di quel rango asservito), mi permetto di rilevare non solo la palese inefficienza delle Istituzioni ma anche la non volontà di agire, mentre per molti dei loro membri fa più “comodo” presenziare a destra e a manca per essere intervistati (il vezzo dell’apparire non muore mai), sciorinare la propria eloquenza spesso dalla forma e dal lessico discutibili e, in caso di accese controversie, lanciare dardi a questo o a quell’avversario politico senza nulla concludere. A questo punto, mi chiedo: ma la coscienza e il senso di responsabilità di tutti questi deputati e senatori (che hanno l’ardire di farsi chiamare “onorevoli”, forse perché non sanno che tale aggettivo è ormai obsoleto e quindi improprio), dove ce l’hanno? Inoltre, quando si tratta di votare emendamenti (Leggi e Decreti), tutti questi signori hanno le basi sufficienti per capire tutta una serie di norme dal punto di vista giuridico, concettuale e lessicale? Per non parlare poi di materie mediche e sanitarie, altro settore che richiede vastissime e specifiche nozioni, la cui carenza produce norme talvolta a dir poco discutibili. Il nostro è un Paese che ha subito e subisce il fascino della ricchezza storica e culturale, ma in realtà, a mio avviso, ha acquisito ben poco dal passato: l’unica cosa che gli fa onore è la Carta Costituzionale, arricchita con 139 articoli e XVIII Disposizioni transitorie, dai moderni ed ottimi principi che purtroppo in gran parte nella pratica non rispecchiano la realtà. Io sono un modesto giornalista corredato da una certa etica e, fortunatamente, da sempre non condizionato da alcun movimento politico, ed è forse proprio per questo che la mia figura per certi versi anonima, come pure le mie considerazioni, non suscitano alcun “stimolo” e confronto perché in caso contrario credo che l’inefficienza e l’inerzia di molti dovrebbero essere giudicate dal tribunale della loro coscienza… al quale non si può mentire! Volendo agire per il bene del Paese non credo che bisogna necessariamente appartenere ad una sigla piuttosto che ad un’altra, che personalmente definisco “identificazione di acronimo” più o meno ad effetto e soggetta a continue innovazioni, ma piuttosto essere dotati di notevoli competenze e razionalità (incondizionate), proprio perché prima del politico deve esistere l’Uomo e non viceversa; e si badi, la mia posizione non ha nulla a che vedere con l’anarchia (quest’ultima è tutta un’altra cosa), ma con la personale capacità di selezionare: poche e valide persone buoni risultati, troppe ed inefficienti persone continuo deterioramento di una nazione. Forse per meglio comprendere il significato delle mie modeste convinzioni, bisognerebbe essere in grado di leggermi tra le righe, non perché io sia criptico ma semplicemente perché la purezza dei miei ideali non ha colore… E si dica pure delle mie manchevolezze, di cui non sono certo privo, che a qualcuno (o a molti) dispiaceranno, anche perché forse non avrò detto per intero la verità. Del resto, come sosteneva George B. Shaw (1850-1956): «Non c’é alcun membro del nostro Parlamento che sia idiota almeno per un’ora al giorno. La saggezza consiste nel non superare l’ora». Una verità che riguarda anche la nostra… povera nazione.

Brevi considerazioni sulla dignità

La dignità è un sostantivo che spesso pronunciamo e ne invochiamo il rispetto, ma che purtroppo nella pratica in molti casi resta lettera morta. Ma cosa si intende per dignità? È la virtù che valorizza la persona. Si può essere ricchi, sani, belli, famosi, intelligenti e non avere per nulla dignità. Una persona dignitosa si comporta convenientemente mostrando coerenza, equilibri ed autocontrollo; non si mette in mostra, non cerca di far colpo sugli altri, non ricerca la lode, gli onori o l’approvazione degli uomini, e neanche la pietà umana. In particolare rifugge tutti gli eccessi (nelle amicizie, nel mangiare, nel vestire, nel parlare, etc.); inoltre, sa distinguere il perdono dalla tolleranza: sa perdonare chi ha commesso un torto inaccettabile… Quando si perdona qualcuno, non è necessario tollerare ciò che ha fatto: lo si può perdonare anche rifiutando di tollerare le sue azioni. La persona degna è quella adatta, capace, che soddisfa tutti i requisiti e che quindi merita una certa posizione. Il grande errore delle religioni, per esempio, è che ci si possano acquistare meriti davanti a Dio, e che quindi si possa diventare degni della salvezza. Si possono soddisfare forse i requisiti umani, ma quelli di Dio? Uno solo li ha soddisfatti, e lo ha fatto per noi: Gesù. Ma spesso l’uomo, specie se ha potere perché avido e ambizioso, non è degno; ed ancor meno se tale potere lo esercita nei confronti di un suo simile semplicemente perché lo ritiene a lui inferiore. Or dunque, nel prendere atto di tutto ciò, un politico privo di dignità non può rappresentare sé stesso e tanto meno la collettività.  

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