29 Ott 2021

Closet San Salvario: i negozi di vicinato uniti per promuovere la moda etica nel quartiere

Scritto da: Lorena Di Maria

Closet è una rete di atelier, negozi e laboratori di artigianato nata nel 2018 nel quartiere torinese di San Salvario. Insieme, artigiani e creativi che lavorano a produzioni manuali e sostenibili hanno realizzato una “mappa dello shopping alternativo” per promuovere il commercio di prossimità e mostrare la vera anima etica del quartiere.

Salva nei preferiti

Torino - Una passeggiata per le strade del centro passando davanti a negozi di abbigliamento, un supermercato e qualche bar. Le stesse vie che ripercorriamo ogni giorno. Eppure, se ci soffermiamo per un attimo, c’è un dettaglio che non possiamo non notare. Stesse vetrine, stesse insegne, stessi prodotti, stessi negozi che potrebbero essere riproducibili all’infinito tanto che potrebbe quasi risultare difficile riconoscere l’effettivo luogo in cui ci troviamo.

Ma questo non succede soltanto dove viviamo. Accade anche in decine, migliaia di città, da nord a sud, dove il termine “nonluogo”, come racconta nel suo libro Marc Augè, acquisisce in questo senso il suo significato più ampio.

Come tentativo di resistenza a questo fenomeno diffuso di mancanza di identità, a Torino è nato Closet San Salvario, un network di piccole realtà che tutti i giorni scommettono sul commercio di prossimità: un sistema alternativo dove i marchi firmati “slow fashion” e i prodotti di abbigliamento attraenti perché “tanto costano poco” sono un ricordo lontano anni luce. In compenso, ci sono loro: giovani artigiani e creativi che disegnano, cuciono, creano con le loro mani abiti e accessori unici e che stanno portando avanti dal basso la loro rivoluzione fatta di amore per l’ambiente e senso etico.

Closet San Salvario2

Parliamo con Alessandra Berardi, la fondatrice del progetto: anni fa è giunta da Roma a Torino scegliendo qui di vivere  e aprire la sua piccola attività che ha chiamato Sassi, un laboratorio dove ha la sua linea di abbigliamento. «Quando sono arrivata in San Salvario mi sono resa conto che è un quartiere ricco di realtà artigianali, ma che di fatto non è mai stato considerato come quartiere di shopping alternativo al centro storico, pur trovandosi a due passi».

Così, con tanta energia e determinazione, dà vita a Closet San Salvario, mettendosi in contatto con quegli artigiani e negozianti che nel quartiere si impegnano a fare una costante e ricercata selezione dei prodotti e che sposano una visione etica ed ecologica. «La mia preoccupazione, maturata nel tempo, è vedere le strade della città diventare sempre più uguali l’una all’altra» e per questo Closet vuole essere prima di tutto una rete di vicinato aperta a tutta la comunità, per accrescere il vantaggio umano e diventare una realtà qualificante per tutto il quartiere.

Una volta instaurata la rete, che a oggi conta una decina di attività commerciali, è stata creata una mappa cartacea e digitale, la “San Salvario Shopping Map”, ovvero uno strumento pensato per spingere cittadini e turisti a scoprire ed esplorare il quartiere, visitando i piccoli negozi di vicinato che ne rappresentano veri e propri presidi, nonché il cuore pulsante.

«Abbiamo realizzato la mappa autofinanziandoci, abbiamo aperto i nostri canali social e iniziato a farci conoscere. Tutto questo ha portato a un aspetto molto importante: abbiamo iniziato a cooperare aiutandoci reciprocamente senza farci concorrenza. Possiamo dire che la bellezza dei negozi di prossimità sia proprio questa: sono così personali e originali che non possono andare in competizione». Insomma, Alessandra ha le idee chiare: c’è poco da litigare e molto da condividere.

Closet San Salvario

All’interno della mappa di San Salvario è possibile individuare i negozi che contribuiscono a un’alternativa al tradizionale shopping e che permettono di conoscere sia il quartiere che le sue menti creative. D’altro canto, in lingua inglese, la parola “closet” significa “guardaroba”: potremmo quindi considerare questi piccoli negozi delle componenti essenziali per dare vita al grande “guardaroba del quartiere”. Allo stesso tempo la parola “close” fa riferimento a qualcosa che non vuole essere “chiuso” ma “vicino” e di prossimità.

A comporre il variegato guardaroba di Closet ci sono Sassi, l’attività di Alessandra, che è riuscita a unire la sua passione per il tessile e il mondo botanico, dove ogni collezione è ispirata da una diversa pianta. C’è poi Giunone Couture che organizza anche workshop e corsi di cucito; Rrriot, un negozio caratterizzato da un’attenta ricerca del prodotto, curata dalla sua proprietarie che sono fra le prime a scommettere sul quartiere.

Ci sono poi Elena Marsico, che lavora la sua Cartapazza producendo originali oggetti e arredi decorativi in cartapesta; Nina Tauro, eccellenza artigiana che realizza cappelli unici utilizzando scampoli di tessuto; La Marchigiana, che produce e confeziona scarpe e borse; Lavgon, il laboratorio di moda etica, sartoria creativa e artigianale con una forte attenzione al sociale ed infine Righe a pois, dove Carlotta, insieme al suo socio, cura il negozio e i capi sartoriali.

Closet San Salvario1

A far parte della rete c’è poi San Salvario Emporium, della cui associazione fa parte da qualche anno anche Closet. Si tratta di un mercato dedicato all’artigianato, al design, all’illustrazione e all’editoria indipendente che vive ogni mese grazie a un centinaio di makers provenienti da tutta Italia e che, sotto alle tettoie del tradizionale mercato di Piazza Madama, contribuisce a creare una narrazione del quartiere come quadrilatero della creatività.

«Tutti i progetti che fanno parte di Closet sono unici nel loro genere ed essere parte di un’unica rete ci permette di farci conoscere e di condividere le capacità di ognuno per crescere insieme. Talvolta mi piace proporre nel mio laboratorio prodotti realizzati in sinergia con gli altri per creare assieme e darci più visibilità vicendevolmente. Alcune volte abbiamo collaborato nella realizzazione di un prodotto come nel caso delle mascherine durante il lockdown, oppure ci scambiamo materiali e ci aiutiamo nelle piccole cose».

Closet San Salvario3

Il sogno di Alessandra è veder crescere il progetto e coinvolgere sempre più attività commerciali del quartiere, per creare una maggior un’economia solidale che spinga le persone ad arrivare a San Salvario per scoprire l’energia creativa che la anima ogni giorno. «La mattina, quando spazzo il marciapiede davanti al negozio, talvolta passano persone anziane che si fermano e mi ringraziano. Io mi auguro che il loro ringraziamento significhi “grazie che ti occupi di questo pezzo di strada”».

Perché, come ci insegna Alessandra stessa, i piccoli negozi fanno questo: si prendono cura, direttamente e indirettamente, delle vie della città. Creano nuove relazioni sociali, alimentano l’economia locale e danno un volto umano a un quartiere, facendolo rivivere ogni giorno.

Per commentare gli articoli abbonati a Italia che Cambia oppure accedi, se hai già sottoscritto un abbonamento

Articoli simili
Artigianato e intelligenza artificiale, quando la manualità può fare la differenza
Artigianato e intelligenza artificiale, quando la manualità può fare la differenza

Morti e infortuni sul lavoro in Liguria, uno sciopero per chiedere più sicurezza
Morti e infortuni sul lavoro in Liguria, uno sciopero per chiedere più sicurezza

Cinque Terre in pericolo: passano gli anni ma non cambia nulla
Cinque Terre in pericolo: passano gli anni ma non cambia nulla

Mappa

Newsletter

Visione2040

Mi piace

Come trasformare gli allevamenti in fattorie vegane, l’esperienza svizzera – #917

|

Val Pennavaire in rete: la nuova e inaspettata zuppa di sasso

|

Gaetano, terapista forestale dei Monti Lattari: “La foresta mi ha guarito”

|

Cuscini Bio, la moda etica e quel giocattolo dentro a una fornitura tessile

|

Animal Talk Italia: parlare con gli animali è possibile – Io Faccio Così #402

|

Lezioni ecologiche nelle scuole italiane, fra antropocene ed ecologia profonda

|

Alberi monumentali, in Sicilia sono 311 i tesori vegetali da tutelare

|

Sanità e diritto alla cura: cronache da un’Ogliastra che vuole vivere, non sopravvivere

string(8) "piemonte"