27 Mar 2023

La Scuola di Metaerboristeria e il sogno di unire medicina moderna e tradizionale nel segno delle piante

Scritto da: Angela Giannandrea

Nelle epoche antiche le piante erano alleate preziose nella cura del corpo e delle malattie, che attingeva anche da un sapere immateriale, spirituale. Secondo Isabella Barreca, fondatrice della Scuola di Metaerboristeria, queste conoscenze non devono competere con quelle della medicina moderna, ma unirsi a esse in un approccio olistico alla salute e al benessere fisico.

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Firenze, Toscana - L’essere umano, si sa, non può essere inteso solo come un corpo governato da organi il cui funzionamento prescinde da altri elementi che lo caratterizzano. Quando il corpo si ammala, ci si concentra sulla parte colpita e ci si affida alla medicina allopatica dal rigoroso metodo scientifico. Niente di discutibile o da confutare, ma la medicina tradizionale alternativa ci ricorda che non siamo solo corpo, ma anche materia psichica e spirituale. Ci muoviamo in un contesto socio-ambientale e culturale in interazione con altri essere umani influenzandoci, direttamente o indirettamente l’un l’altro, nel bene e nel male.

Come la storia ci insegna, la saggezza insita nella tradizione erboristica tramandata da contadini, erbane e guaritori di quartiere, aveva già intuito che l’uomo è una macchina complessa da intendere in senso olistico. L’erboristeria ne è testimone, ma quella moderna ha perso un po’ il contatto con il sapere ancestrale. A tal proposito, la mia curiosità si è soffermata sulla Metaerboristeria, termine coniato da Isabella Barreca, fondatrice della Scuola di Metaerborsteria.

metaerboristeria 3
Isabella Barreca
Come nasce il progetto della Metaerboristeria?

Nasce da un’idea, da un sogno, dalla passione che nutro per le piante, dal desiderio di portare a tutti queste conoscenze che hanno qualcosa di magico. Narrare come nasce la Metaerboristeria è un po’ come raccontare anche la mia storia personale. Questo progetto prende vita nel momento in cui siamo rimasti tutti fermi per via della pandemia. Ho pensato di mettere a frutto quelle che erano le mie competenze. Sono un’erborista, una naturopata. Tenevo già dei corsi di erboristeria amatoriali e tanti dei miei studenti mi facevano notare che il materiale e il tipo di insegnamento che divulgavo erano veramente profondi e molto belli.

Anche gli studenti della Facoltà di erboristeria lo trovavano interessante per via dei tanti approfondimenti e informazioni mai apprese prima e mi hanno invitato a fare qualcosa di strutturato. Mai avrei pensato di aprire una scuola vera e propria. Poi però, non avendo più un lavoro e nulla da perdere, ci ho provato. È stato interessante capire come sviluppare questo progetto e trovare le persone giuste da coinvolgere. Abbiamo un corpo docenti composto da 15 persone che lavora costantemente in sinergia ed è impressionante vedere come queste persone siano arrivate qui ciascuna con la sua storia e situazione che hanno del miracoloso.

Cosa intendi per Metaerboristeria?

Quando si parla di Metaerboristeria si fa riferimento a un approccio al mondo vegetale e alle sue funzioni e proprietà che va ben oltre le semplici nozioni. Non si tratta più di conoscere la pianta da un punto di vista botanico, ambientale o delle sue proprietà, ma di mettersi in relazione con l’individuo pianta e scoprirne la vita, non solo fisica ma anche spirituale.

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È una disciplina o conoscenza che abbraccia tutto ciò che ruota intorno al mondo vegetale, che inevitabilmente si intreccia con la nostra vita. Ecco perché abbiamo deciso di conoscere le piante dl punto di vista sciamanico, antropologico, di guarigione, di riti antichi, di conoscenza anche popolare, detenuta da persone che non erano istruite ma avevano una saggezza che dispensavano nel quotidiano.

Non solo conoscenza accademica, ma anche spirituale. Basta scorrere il programma del nostro triennio per capirlo. È vero che si passa dalla botanica alla fitoterapia, ma anche alla tradizione sciamanica, ai fiori di Bach, alla simbologia vegetale. Tutto quello che è conoscenza ancestrale dei miti, delle storie, delle fiabe, per ritrovare i vari simboli vegetali che ci servono anche a livello emotivo e psicologico come cura. Quindi è veramente un lavoro a tutto tondo.

Qual è il valore aggiunto della Metaerboristeria rispetto alla comune tradizione erboristica?

È l’ambiente che si crea. Basta parlare con i nostri studenti, chiedere di quello che trovano, oltre a conoscenze serie e a una formazione accademica assolutamente approfondita. Scoprono un nuovo modo di vivere, una finestra sul mondo, una rete di persone con le quali fare famiglia e si creano delle sinergie incredibili da un punto di vista professionale e di sviluppo. Questo e un po’ il nostro cavallo di battaglia. Il nostro scopo era appunto creare qualcosa che non esisteva, che stravolgesse i parametri dell’erboristeria moderna che purtroppo ha dimenticato il sapere ancestrale.

Antropologia e Metaerboristeria, quale legame?

Non si può prescindere da un sapere antropologico se si vuole conoscere il mondo delle piante e i suoi usi in particolare. Il legame tra la Metaerboristeria e l’antropologia è un legame indissolubile e inevitabile. Non esiste una scienza erboristica vera se non vado a ricercare quelle che sono le tradizioni dei vari popoli, a partire dai nostri. Penso ai nostri guaritori di campagna che venivano chiamati per curare le situazioni più disparate: dalle persone ai cavalli, dai bambini alle persone anziane, ai malati.

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Inevitabilmente si va a ricercare tutto un sapere storico che fa parte proprio dello sviluppo e dell’evoluzione umana. Ciò che incuriosisce è che tutte le culture interessate, dalla nostra in Italia a quelle europee, da quelle orientali a quelle dell’Africa e del Sud America, hanno dei punti comuni che è interessante ricercare e collegare perché approfondiscono il sapere e ci danno degli strumenti in più di lavoro.

Quale relazione e prospettiva di legame tra fisiologia, anatomia umana, cure mediche allopatiche e la conoscenza delle simbologie e utilità energetiche?

Se la medicina allopatica, quella riconosciuta, e la medicina tradizionale erboristica, dei guaritori di campagna, degli sciamani, ayurvedica, cinese – ma anche la nostra medicina mediterranea – potessero trovare una sinergia, si verificherebbe una svolta nel campo medico. Io sono sempre stata convita che la medicina ufficiale e la medicina antica tradizionale dovrebbero andare a braccetto perché sono due saperi che, se si intersecassero, sarebbero perfetti.

Ovviamente la medicina ufficiale poggia su basi scientifiche, è fondata su analisi più tecniche e approfondite, ha una conoscenza oggettiva, indispensabile per soppiantare determinate malattie. La medicina tradizionale olistica invece va a indagare sulla conoscenza della persona come essere umano, come tutto perché non scinde il corpo dallo spirito che tiene contro della persona in quanto tale e non i singoli organi.

Non si può prescindere da un sapere antropologico se si vuole conoscere il mondo delle piante e i suoi usi in particolare

Puoi raccontarci un aneddoto che metta in risalto l’influenza delle piante a livello energetico?

Tempo fa abbiamo condotto un esercizio molto interessante in due tempi. Durante la prima parte dell’esercizio ci siamo recati in un campo senza la necessità di riconoscere le piante, ma soltanto camminando, lasciandoci chiamare dal mondo vegetale. Dovevamo sentirci attratti da una pianta in particolare e provare a stare solo in relazione con essa osservando il terreno in cui si trovava, ciò che aveva intorno, il modo di crescere, i colori. Successivamente, ognuno avrebbe dovuto relazionare e condividere ciò che arrivava a livello emotivo da questa pianta.

La seconda parte dell’esercizio invece consisteva nel cercare di riconoscere la pianta che aveva catturato l’attenzione di ognuno e andare a vedere le sue proprietà specifiche. È stato impressionante perché anche piante totalmente sconosciute per alcuni hanno incredibilmente parlato delle problematiche che loro stavano affrontando in quel momento.

Una piccola pianta che nel gergo si chiama “mordigallina” è stata trovata da una ragazza che non l’aveva mai incontrata prima e, attraverso un lavoro fatto un po’ alla Eduard Bach – che consiste nell’osservazione della pianta cercando di comprenderne il messaggio – è venuto fuori che quella pianta è un sedativo – e lei è una persona agitata e ansiosa – mentre da un punto di vista energetico può insegnare l’ascolto e la pazienza. È stato incredibile perché la ragazza che ha trovato quel tipo di pianta aveva bisogno, proprio in quel momento, di quel tipo di rimedio.

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