LA FILOSOFIA DEL BUDDISMO NELLA RICERCA E NELLA SCELTA ARTISTICA DI ADELMA MAPELLI

Acquerello di Adelma Mapelli

Da mezzo secolo realizza disegni, acquerelli e dipinti ad olio, prediligendo nudo dal vero

ma anche sconfinati e suggestivi paesaggi, come messaggio interiore e dialogo comune.

di Ernesto Bodini (giornalista e critico d’arte)

Signora Mapelli, la sua non più verde età dimostra un vissuto culturale ed artistico ricco di dedizione per l’Arte. Quando e come è stato il suo esordio?

“Posso dire di essere nata con la matita in mano. Nell’immediato dopoguerra le circostanze di famiglia mi hanno portata a Roma, e in questa città ho avuto modo di soffermarmi davanti ad ogni monumento, in particolare il Mosè di Michelangelo (avevo cinque anni); ne rimasi incantata come lo sono ogni volta che posso tornare ad osservarlo. Inoltre mio padre già dipingeva e questo ha “stimolato” quella che sarebbe diventata la mia dedizione per la pittura. Ad otto anni il mio primo disegno lo realizzai a scuola sulla lavagna, da qui l’inizio di un percorso che per la verità non è ancora terminato”

Ed è proprio il panorama artistico torinese che l’ha vista crescere e soprattutto affermarsi?

“Penso di sì, sia pur con sacrifici perché “affermarsi” è un verbo molto impegnativo, anche perché con gli anni ho avuto la fortuna di avvicinarmi al Buddismo, alla cui base stava il “segreto” di realizzare i miei sogni e, superata la quarantina avevo tutto, fuorché il ruolo di pittrice professionista, benché dipingessi da tempo”

Quali sono i soggetti che caratterizzano quella che è diventata la sua vena artistica di pittrice?

“In piena autonomia ho cominciato a disegnare dal vero, e in seguito ho conosciuto un pittore che partecipava a raduni in “plein air” che mi ha invitata a questi raduni. Da qui la mia ascesa anche se non sapevo ancora quale tecnica avrei privilegiato: acquerello, olio, tempera, etc. Verso la fine degli anni ’70 mi sono prodigata per realizzare una Scuola per artisti che si dedicassero a disegnare e/o dipingere il nudo dal vero. Da questa iniziativa ho visto passare talenti come i torinesi Guido Bertello e Gianni Sesia della Merla, ed altri; e si è così realizzato il mio primo sogno”

Otto lustri di professione che l’hanno fatta conoscere  un po’ ovunque. Ma con quali altre iniziative?

“Volevo intraprendere anche la tecnica dell’acquerello e in tal senso utile è stato il “ricorso” al Buddismo, tant’è che proposi al sindaco di allora di Montà d’Alba (Cuneo), di dedicare uno spazio per le mostre di soli acquerelli. Ne fu entusiasta e, personalmente, per oltre un decennio ho invitato acquerellisti di tutta Italia ad esporre  in questa sede; manifestazione che si è ripetuta ogni anno tanto che l’obiettivo era anche quello di creare un museo con queste opere, ma per diverse ragioni non se ne fece più nulla. Tuttavia, una parte dei miei acquerelli sono rimasti in donazione al Comune di Montà d’Alba”

Va da sé che l’interpretazione del concetto di Arte è soggettiva. Ma lei quale significato attribuisce?

“Ritengo che l’Arte è un’espressione di “sé”, e nel contempo in grado di dare la possibilità di far gioire… L’artista può vivere se dipinge o meno, ma il desiderio di dipingere è una sorta di stimolo quasi incontenibile. Personalmente riuscire a trasmettere  quello che mi danno i miei dipinti (olio e acquerello) non è facile, ed è forse da qui che si scopre la passione, con l’amarezza di constatare che ben pochi ne percepiscono l’importanza”

Quali sono i suoi riferimenti storico-artistici che più ammira?

“I soggetti da me prescelti per il disegno e la pittura sono in primis il nudo dal vero, difficili e impegnativi ma più sentiti dal punto di vista artistico; inoltre i paesaggi nella loro maestosità. Storicamente e quindi degli artisti, ammiro molto Paul Gauguin, Pablo Picasso e Vincent van Gogh; quest’ultimo mi ha particolarmente commosso perché sentivo la sua anima… e ancora la sento”

A volte esercitare l’Arte non è solo professione ma anche “missione sociale”. È un binomio che lei condivide?

“Sì, perché se si nasce con una dote è giusto condividerla con chi la osserva e si immedesima nella stessa; è il bisogno di soffermarsi di fronte a un qualche cosa che sino a quel momento era inimmaginabile…, indipendentemente dalla bellezza o meno delle opere”

La pittura, così come il disegno, è ricerca. Un orientamento oppure una scelta? Ed eventualmente con quale limite?

“Sono ambedue ricerca: partendo dal disegno che rappresenta l’anima, e quindi importante per proseguire con la pittura. Ma ciò è anche una scelta sapendo cosa si vuole realizzare e l’artista è un tramite che, realizzando, trasmette”

Una artista affermata come lei, a volte non può esimersi da proposte organizzative di eventi artistici. In questo senso, quale è stato il suo impegno?

“Si dipinge per sé e per esporre, e quindi anche per vendere le proprie opere. Personalmente se avessi voluto dipingere solo per vendere avrei dovuto fare altre scelte, ma la libertà di essere sé stessi viene prima del vendere”

Simbolismo, astrattismo, verismo e fantasia sono orientamenti che nel loro insieme hanno rappresentato una sorta di “linea guida” per dare corpo e vita alle sue opere’

“Per me sono state la crescita del momento in cui le ho realizzate, e al tempo stesso il tramite per conoscere  altri artisti, e quindi anche occasioni per realizzare opere “a tema”, come una sfida per proseguire un cammino… Ho comunque fatto molta ricerca pittorica, soprattutto interiore”

Se l’Arte è anche dialogo, con le sue opere cosa ha inteso comunicare?

“C’è stato un momento in cui ho desiderato rappresentare in alcune opere il Buddismo e le sue basi filosofiche (che professo da anni) in cui è insito il dialogo, e ciò andando alla ricerca di quello che intendo esprimere, spiegando la motivazione per favorire così un dialogo con l’osservatore-fruitore. Una predisposizione, la mia, sostenuta dalla filosofia del Buddismo, appunto, che mi accompagna tuttora”

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