DOVE STIAMO ANDANDO?

Inerzia e superficialità caratterizzano il popolo vociante di piazza e di mercato, e non si rende conto di soccombere giorno dopo giorno.

di Ernesto Bodini (giornalista e divulgatore di tematiche sociali)

Oltre le lamentele quotidiane di piazza e di mercato, ma anche sui giornali da parte dei lettori, sto constatando da tempo che la stragrande maggioranza delle persone che subiscono una ingiustizia o un disservizio, non concepisce che si possono perseguire legalmente… anche senza ricorre necessariamente ad un legale (anzi, in questo caso a volte non conviene…). A tal riguardo va precisato che l’italiano “medio” non ha mai concepito il fatto che quando la P.A. deve comunicare al cittadino solitamente lo fa per iscritto, mentre il cittadino altrettanto solitamente non agisce in egual modo, e di conseguenza non fa altro che penalizzarlo… In buona sostanza in questi decenni, nonostante i potenti mezzi di comunicazione, l’italiano è tuttora carente di cultura soprattutto dal punto di vista delle procedure (anti) burocratiche, per contro invece sovente è molto ben informato su argomenti ludici e di altra piacevole natura. Ed è forse per questo che una volta circolava la battuta-convinzione che le Istituzioni hanno interesse a mantenere il popolo ignorante, ma se anche fosse vero tale stato di ignoranza è addebitabile al cittadino stesso e non alle Istituzioni. Inoltre, non sono certo associazioni o movimenti vari ad attivarsi contro il muro di gommapiuma che è appunto la burocrazia, quindi è interesse della singola persona informarsi, erudirsi ed attivarsi ogni volta per difendersi contro i soprusi (eccesso di potere) e le inefficienze. In questo senso non esiste una “scuola” specifica ma solamente il dovere e la intraprendenza di ognuno anche perché, va ricordato, la Legge non ammette ignoranza! Dunque, riprendendo il titolo: dove stiamo andando? Sicuramente alla deriva e le prospettive a breve-medio termine, a mio avviso, fanno presagire nulla di buono, anzi, ne vedremo delle belle a cominciare dal comparto della Sanità pubblica che sta scivoland0 non troppo lentamente verso il privato, e ciò con ulteriori e gravi penalizzazioni soprattutto per i meno abbienti. Si pensi ad esempio ai molti anziani e malati cronici, in parte soli, che non possono contare su alcun aiuto esterno, i quali dovendosi sottoporre ad una visita medica specialistica o ad un esame strumentale non sono in grado di ottenere la relativa prenotazione, a volte anche in tempi brevi come da codice di priorità evidenziato dal medico prescrittore. Questi ed altri problemi non mi risulta che siano stati sinora illustrati con incontri pubblici (non di piazza o di mercato), e tanto meno richiesti dal pubblico stesso. Una inerzia e una superficialità che, a questo punto, non giustifica quanto lamenta la popolazione stessa, una assurda e paradossale incongruenza tale da comportare le conseguenze del caso.

Eppure si è tanto vantato, sino a non molto tempo fa, il nostro SSN in quanto essere tra i più virtuosi e competitivi al mondo, grazie alla lungimiranza di Tina Anselmi (1927-2016 – nella foto), la prima donna ministro d’Italia che fece promuovere il Sistema Sanitario Nazionale (e la Legge delle Pari Opportunità), un sistema all’avanguardia, accessibile a chiunque, completamente gratuito e sostenuto da una tassazione progressiva rispetto ai guadagni e che sancisce il diritto alla salute di tutti i cittadini a cui vengono garantiti prestazioni mediche, terapie, ricoveri e interventi ospedalieri. Inoltre, dedicò la sua intera esistenza alla difesa della democrazia (a mio avviso quando ancora aveva un senso ed era credibile…), delle Istituzioni e della libertà. Come ben sappiamo ricorreva il 1978, ma prima di allora la Sanità non era accessibile a tutti, soprattutto per chi non aveva un lavoro e non contribuiva… Si pensi ad esempio che nel dopoguerra, ma anche negli anni a venire, molti mutilati e poliomielitici (compreso chi scrive) avendo bisogno di cure e assistenza in gran parte hanno potuto ottenerle durante la permanenza negli istituti della Fondazione Don Gnocchi, diversamente gli interessati non avrebbero potuto giovare di migliorie fisico-riabilitative. Ma dal 1978, con la Legge 833, tutti abbiamo potuto fruire di beni e servizi (ad eccezione delle protesi dentarie e in parte della chirurgia estetica), e questo più o meno serenamente sino a pochi anni fa. Poi, con l’avvento della Riforma del Titolo V della Costituzione si è “imposto” il famigerato e deleterio Federalismo, creando disparità e disuguaglianze e di conseguenza anche i cosiddetti viaggi della speranza, in particolare per quanto riguarda la Sanità. A mio avviso l’istituzione del SSN era paragonabile alla conquista del Far West i cui vantaggi erano dati da quelle “pepite d’oro”, ovvero servizi e prestazioni gratuite per tutti, ma poi con il tempo il filone si andava esaurendo, e oggi, su greto del fiume Sanità pubblica si stanno raccogliendo poche pepite e molti sassi privi di valore… Dunque, dove stiamo andando? Alla deriva e, se non si interviene drasticamente, la sanità sarà sempre più un privilegio per pochi. E proprio per questa deleteria conseguenza, le prossime generazioni dovranno pregare i loro Santi in Paradiso per non ammalarsi e tanto meno diventare invalidi. E questa sarebbe un’Italia con la pretesa di essere di esempio all’Europa? È una presunzione che da sempre contraddistingue il politico la cui abilità politica, però, non consiste nel comandare ma nell’osservare i bisogni del popolo… con l’impegno di soddisfarli al meglio.

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