Lettera aperta ai Clinici e ai Ricercatori

Foto tratta da atlantedelle professioni.it

Ci stiamo rendendo tutti conto che il nostro SSN, un tempo fiore all’occhiello della Sanità a livello internazionale, sia in palese decadenza. E questo, non certo per inefficienza accademica e di buona volontà degli operatori, ma per le lacune dovute alla organizzazione politico-gestionale del sistema, cui seguono gli effetti della riduzione del personale, dei non adeguamenti stipendiali e/o assicurativi per la relativa tutela (le aggressioni da parte del pubblico), come pure lo scarsissimo ricambio generazionale. E se vogliamo, uno scadente utilizzo dei neo laureati e/o specializzandi… non certo privi di buona volontà. Chi scrive non è uno stretto addetto lavori, ma conosce la sanità in duplice veste: come paziente e come divulgatore (“de visu”) da oltre sei lustri della attività sanitaria, proprio per far conoscere le potenzialità della stessa con i suoi operatori, ma anche i limiti. E al tempo stesso anche per quanto riguarda limiti e potenzialità della Medicina intesa come materia scientifica. Va da sé che il lavoro di tutti voi, secondo le rispettive personali esperienze, sono il dettato di una scelta (più o meno) consapevole, che voglio sperare essere non solo dal punto di vista economico…, ma anche per il vostro impegno al servizio della collettività, proprio perché non sempre è considerato per meriti professionali e, come ripeto, per scarsa remunerazione, che in non poche circostanze “penalizza”, vostro malgrado, l’appagamento dei pazienti. Tuttavia, nel bene e nel male le prestazioni (visite, esami strumentali e cure) siete in grado di garantirle, coadiuvati da valenti infermieri, avendo talvolta un occhio di particolare riguardo per quei casi che necessitano prestazioni in tempi brevi e con accorata vicinanza… Ma ad onor del vero devo anche dire che parte di voi “condiziona” le esigenze dei pazienti in quanto lasciate il Servizio sanitario pubblico per trasferirvi all’estero, o per propendere per la Sanità privata… per quanto di diritto! Ed ecco che, a causa di ciò, il SSN tende ad essere meno garantista (e lo affermo senza virgolettare), ribaltando il problema alla classe politica che ha la responsabilità di garantire la massima efficienza del SSN, e soprattutto di mantenerne la universalità. Non posso certo sottacere il vostro impegno e la massima dedizione durante l’intero periodo pandemico, tanto che parte di voi (unitamente agli infermieri) hanno perso la vita sul campo avendo contratto il Covid; constatazione, questa, che non vuole essere pietismo o mera ipocrisia, ma un dato di fatto  che si è mostrato in alcuni casi rasentare l’eroismo; anche se, va precisato, come sosteneva il medico-filantropo Albert Schweitzer (1875-1965): «Non esiste l’eroe dell’azione, ma della rinuncia e del sacrificio». Il vostro lavoro di clinici è ovviamente supportato dai vostri colleghi ricercatori, la cui dedizione non è certo meno importante, anche se di fatto non mi pare siano anch’essi soddisfatti dello stipendio, o anche delle condizioni di operatività. Dal mio punto di vista non ho mai inteso fare particolare differenza tra voi medici ospedalieri, universitari (e/o docenti) e medici di famiglia, in quanto sostanzialmente le finalità sono uniche; tuttavia, mi sia concesso evidenziare una carenza di taluni nell’approfondire l’indagine clinica per i casi particolarmente difficili in quanto non si riesce a stabilire una diagnosi in questo o quel paziente, che nel frattempo i sintomi proprio perché di “natura sconosciuta” di cui soffre, condizionano costantemente la sua esistenza. E, a questo proposito, mi permetto con tutta umiltà, un breve ma pratico suggerimento: di fronte ai casi clinici più ostici, non sarebbe razionale ed utile istituire ogni volta un “consulto allargato” (anche al di fuori della vostra realtà locale) mettendo a confronto più ipotesi in base alla vostra personale esperienza? A volte può capitare, io credo, che un piccolo particolare (apparentemente insignificante) sfuggito alla maggior parte di voi, possa essere individuato (sia pur occasionalmente) anche da un solo vostro collega…! Con questa mia lettera aperta confido nella buona prosecuzione del vostro lavoro, e spero di non aver “intaccato” in alcun modo la vostra sensibilità, essendomi voluto rivolgere a voi che siete costantemente i “detentori” della lotta alla sofferenza umana e, personalmente, quale modesto divulgatore scientifico che ha in parte imparato a conoscervi (ma non giudicarvi), essendo il mio dovere di diffondere il vostro sapere.

Cordialità, Ernesto Bodini (giornalista medico-scientifico)

P.S. Un giorno ho letto: il medico può imparare di più sulla malattia dal modo in cui il paziente racconta la storia dei suoi malanni che dalla storia stessa. Un credo che sono certo far parte del vostro bagaglio esperienziale.

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