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Ancelotti contro il logorio del calcio moderno

Carletto in versione Nanni Moretti ricorda una domanda di un giornalista sulle transizioni positive. Tira giù un altro pezzo – l’ennesimo – del muro dei tattici del pallone

Ancelotti contro il logorio del calcio moderno
Nanni Moretti in “Palombella rossa”

Le statistiche che contano sono solo due

“Contro il logorio della vita moderna” recitava uno slogan molto famoso negli anni Settanta e Ottanta. Era la réclame (allora si usava dire così) del Cynar, con testimonial d’eccezione Ernesto Calindri. È lo slogan cui sembra ispirarsi Carlo Ancelotti l’uomo che da sempre sbeffeggia i contemporanei del pallone. Già quando era al Bayern, in un’intervista condotta dal figlio Davide, pronunciò la frase che equivale a uno scomunica per i nuovi santoni: «Nel calcio sono due le statistiche che contano: i gol fatti e i gol subiti». Frase cult per noi napolisti.

Da quando poi è arrivato a Napoli, Ancelotti ne ha dette altre. Ha confermato la propria visione del pallone e della vita. Una visione disincantata e – per dirla alla Sacchi – non intaccata dall’ossessione della perfezione. In fondo, è un rinnegato. Il primo sacchiano, ne fu vice ai Mondiali di Usa 94, che poi ha decisamente cambiato idea e che oggi riconosce come suo principale maestro Nils Liedholm l’uomo che ha avuto un forte ascendente su Ancelotti e non solo come calciatore.

Il suo portiere ideale

Già nella prima conferenza stampa, Ancelotti sorprese per le sue dichiarazioni sul portiere:

«Meret corrisponde al mio portiere ideale. Il calcio sta cambiando molto, si sta cercando di cambiare anche le caratteristiche che deve avere un portiere, adesso dev’essere bravo coi piedi, dev’essere bravo nella costruzione. Per me il portiere ideale è il portiere che para, punto. Poi può essere bravo con i piedi, può arrampicarsi sugli alberi. L’importante è che abbia due mani che possano parare».

Il progresso è tattico è regresso

Non fu la prima né l’ultima. La più dura da digerire per i discepoli di Sacchi e Guardiola, per coloro i quali il calcio è tattica e nient’altro, fu la dichiarazione rilasciata al Corriere della Sera:

Secondo me, il progresso tattico è regresso. Esempio: adesso tutte le squadre cercano di giocare a calcio, anche le piccole, che va bene, ma si perde un po’ di combattività e applicazione in difesa. Altro esempio: le squadre cercano di giocare da dietro, utilizzano il portiere: tra poco cambierà, perché si vedono rischi eccessivi, si tornerà alla vecchia palla lunga.

Scrivemmo, allora, di sana normalità da parte di Ancelotti che non cerca Dio nel pallone.

“Come si comporta la sua squadra nelle transizioni positive?”

Oggi all’università Vanvitelli, l’allenatore del Napoli ha tenuto una conferenza sulla gestione del gruppo e ha risposto a una serie di domande. Molti i passaggi interessanti. Ne abbiamo scelto uno a nostro avviso molto significativo.

L’Italia è diventata famosa per catenaccio e contropiede, adesso se parli di catenaccio ci viene l’orticaria, se parli di contropiede ci viene l’orticaria; oggi si parla di ripartenze. Non si parla più di riconquista della palla. Una volta si diceva che c’erano due fasi di gioco, quando hai la palla e quando non ce l’hai. Ora non si può più dire. Adesso c’è la fase di possesso e la fase di non possesso. C’è la transizione positiva e la transizione negativa. Una volta un giornalista mi ha detto: come si comporta la sua squadra nelle transizioni positive? Io risposi: aspetta, vado a leggere il libro (ride, ndr). Questo per dire: il calcio è semplice. Il calcio non è complicato, lo si vuol rendere complicato.

“Come si comporta la squadra nelle transizioni positive” entra di diritto nella collezione di frasi da collezionare. Magari un giorno Nanni Moretti deciderà di fare un film su Ancelotti, o comunque ispirandosi a lui.

 

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