TRA LITIGI, AMMICCAMENTI, INCARICHI E GIOCHI DI POTERE

Una nave senza nocchiero che non trova porto dove approdare, e per non affondare le ancore sono rappresentate dalle elezioni? Forse, ma prima bisogna evitare gli scogli

di Ernesto Bodini (giornalista e opinionista)

Al Palazzo (e fuori) si continua a litigare, a temporeggiare (o tramare?) tra ammiccamenti, ipotesi di incarichi e ricerche di intese più o meno palesi. E intanto l’Italia langue e gronda di sangue e sudore, vivendo nella disperazione passando da una carenza e l’altra. Inoltre il programma delle vaccinazioni anticovid continua a subire delle interruzioni tra dispute e scarichi di responsabilità al seguito… con all’orizzonte un business di miliardi di euro per le Case farmaceutiche, mentre i cittadini attendono che il “pietoso” farmaco (salva-vita?) entri nelle loro povero organismo. Per contro dalle casse dello Stato escono quei  pochi spiccioli e, risicando a destra e a manca, sono ancora parecchi quelli che attendono la cassa integrazione, come pure imprenditori e commercianti un contributo a titolo di ristoro… giacché la ripresa si profila ancora lontana. Nel frattempo il debito pubblico sale vertiginosamente come pure è in ascesa il numero dei poveri pressoché totali. Per contro, sia pur in piena pandemia, i miliardari nel mondo sono aumentati, alcuni arricchendosi ulteriormente; nel nostro Paese nel 2020 i miliardari erano 40 (36 nel 2019), tant’é che il 10% più ricco possiede oltre 6 volte la ricchezza del 50% più povero degli italiani. A fronte di tutto ciò i mass media si contendono questo o quel politico, questo o quel cattedratico, questo o quell’opinionista più o meno illuminati e ciascuno dice la sua, ma di fatto è un ripetersi sino alla noia di considerazioni e statistiche come una sorta di ecolalia politico-comunicativa, che nulla dice e soprattutto nulla fa. Ora che il premier è stato “sbalzato” dal suo scranno c’é chi lo vorrebbe fuori da Palazzo Chigi e chi invece lo richiama invocando il cosiddetto Conte III. E l’arbitro cosa fa? A questo quesito per il momento mi astengo per una sorta di rispetto “riverenziale” in quanto cittadino residente (mio malgrado) e lontano dalla sua presenza; tuttavia è palese che siamo condizionati da una politica che ha ben poco di unitarietà, e ancor meno di patriottismo se non manifestato nel corso delle plateali ricorrenze istituzionali che chiunque sarebbe in grado di onorare da un qualsiasi pulpito… con o senza titolo accademico.

Quindi, non rimane che attendere che si sbrogli la matassa assistendo impassibili alla passerella degli attuali governanti e dei papabili in loro vece, in quanto noi poveri spettatori che non sappiamo reagire nel modo più consono e razionale, se non con pubbliche manifestazioni e sitin di piazza sbandierando cartelloni al vento, che tanto nessuno legge! Se si va a ritroso di qualche considerevole decennio non si può che rammentare quante vite umane è costata l’Unità d’Italia, i cui principali protagonisti se potessero resuscitare ed assistere ad un Paese sempre più disunito come ha voluto la Riforma del Titolo V della Costituzione del 2001, si sentirebbero umiliati tanto da desiderare di tornare da dove sono venuti. I Parlamentari  (mi raccomando di non considerarli “onorevoli”) che attualmente sono ancora 945 (in attesa della loro concreta riduzione a 630), continuano a sbraitare durante le sedute con o senza mascherina protettiva, e spesso urlando e pronunciando epiteti contro i propri avversari politici. E a questo proposito ve lo immaginate un presidente della Repubblica assumere un comportamento  simile, oppure avere tra i stretti collaboratori un personaggio che ha partecipato ad un reality show come Grande Fratello? Certo è impensabile, ma l’ex premier ne ha avuto uno di quel tipo e con una immagine privata non proprio degna di un ruolo istituzionale; mentre in qualche angolo del Paese forse si potrebbe trovare di meglio e di meno… imbarazzante. È dunque questa l’Italia che ci meritiamo? Chiunque direbbe di no, ma non è certo continuare a invocare elezioni che si può cambiare l’attuale situazione perché, come recita un vecchio adagio, “morto un Papa se ne fa un altro”. Proseguendo con queste mie considerazioni mi scontrerei non con l’utopia e nemmeno con l’anarchia, ma rasenterei la distopia prefigurando situazioni ulteriormente deleterie. La conduzione di un Paese, a mio avviso, deve basarsi sulla razionalità e sull’etica, rifuggendo da ogni protagonismo, arrivismo ed eccessiva ambizione, lasciando il posto alle competenze e all’umiltà di cui molti politici nostrani spesso ne sono privi. E a costoro vorrei rammentare che non è la culla in cui si nasce, ma sono le “vere” qualità personali a fare di un individuo una persona di qualità.

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