8 marzo: La Donna, Come L’Uomo, Inalienabile Persona

Ma nelle menti più “contorte” persistono le differenze culturali con estremi esempi di sottomissione e soppressione dell’uno verso l’altra. Auspicabile un cambio di rotta se non fosse per “l’alibi” del peccato originale. Ma è proprio così?

di Ernesto Bodini (giornalista e opinionista)

Un tempo ricorreva il detto: «chi dice donna dice danno», come pure: «donna al volante, pericolo costante». Piccole ed “innocenti” cattiverie dettate dal becero maschilismo duro a morire, non solo perché alla donna sono riservate poche possibilità in ambito sociale e professionale, e soprattutto per il raggiungimento di ruoli apicali, ma anche perché la bestialità umana (prevalentemente maschile) si manifesta con il disprezzo che, in non pochi casi, confluisce nel femminicidio come si rileva dalla quasi quotidiana cronaca nera e giudiziaria. Quindi, a che servono le manifestazioni di piazza e sit-in, come pure l’esposizione plateale delle scarpe rosse distribuite in spazi aperti pubblici, e richiamare alla memoria l’8 marzo di ogni anno come ricorrenza per la Festa della Donna, alla quale per tradizione è dedicata la mimosa? A questi quesiti mi piacerebbe poter rispondere senza peccare di retorica e di ipocrisia, ma poiché sono la persona meno deputata in merito, ritengo comunque utile destare l’attenzione sul rispetto della Donna in quanto Persona non diversa dall’Uomo. Non c’è epoca storica che non comprenda l’avversione per la donna (misoginia), privandola di diritti essenziali e della sua dignità tant’è che in alcuni paesi dell’India, ad esempio, i padri, spesso accompagnati da altri parenti, si sentono legittimati a punire con la morte le figlie che “rovinano l’onore della famiglia” avviando relazioni con uomini di ceto, religione o casta diversa dalla loro; e nella regione dell’Uttar Pradesh, i  crimini contro le donne sono cresciuti del 66% dal 2015. Ma non ci si stupisca di questa realtà d’oltre oceano, perché anche nel nostro Paese (come in altri più evoluti) cosiddetto civile e garantista, i femminicidi sono in sostanziale aumento; e ciò sta a dimostrare l’esigenza di ricercare le cause coinvolgendo antropologi, psicologi, sociologi, giuristi e quanti altri dotati delle opportune competenze. Ma tale escalation, a mio avviso, trova facile terreno anche nel ruolo dell’informazione, che può contribuire ad “alimentare” (sia pur indirettamente) certe fantasie e/o emulazioni specie quando si tratta di delitti in genere e contro la donna in particolare; una vetrina mediatica che espone la donna rendendola ancor più “inferiore” e vulnerabile agli occhi del prepotente uomo di turno, spesso con l’aggravante di essere un suo stretto famigliare, convivente o meno. Io credo che un popolo evoluto culturalmente, e quindi civilmente, debba rivedere il proprio Ego orientando le sue riflessioni al concetto univoco di Persona: la differenza (opposta) del sesso, come pure di alcune sfumature psicologico-comportamentali, non sono certo sufficienti a distanziare l’una dall’altro: ambedue soni Esseri umani con le stesse origini e lo stesso destino ultimo.

Inoltre la donna, che ha il notevole pregio della maternità, sia pur “coadiuvata” dall’uomo, rappresenta il primo simbolo dell’esistenza umana che mai nessuno è stato in grado di giustificarne ulteriormente l’origine. E, per dirla tutta, non dimentichiamo che la donna è in gran parte considerata anche oggetto-proprietà e di appagamento in senso lato (Arthur Schopenhauer, 1788-1869, docet), un atto di pretesa egoistica che taluni uomini spesso sanno solo sfruttare nel senso più materiale del termine. Inoltre, non dimentichiamo che nella storia di ieri e di oggi, non poche donne hanno dato e danno il meglio di sé: eroine, martiri, rinunciatarie, scienziate, artiste, valenti imprenditrici, etc. Ecco che le due figure uomo e donna messe a confronto si equivalgono, ma non deve essere la differenza fisica a creare quell’assurda dicotomia, bensì unite per meriti e soprattutto per valori umani. La Chiesa ci ricorda, infine, che la stima di Gesù per le donne è scritta proprio nel Vangelo: non a caso, ad esempio, quando una donna diventa suora si consacra e si identifica nella “Sposa di Cristo”. Ma a parte questo cristiano riferimento, sta alla obiettività di ognuno considerare il valore umano univoco della specie parimenti rappresentata, appunto, dall’uomo e dalla donna.

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