Fiesole: il Premio ai Maestri del Cinema 2021 va al regista Mario Martone

“Onorato di questo premio” ha commentato a caldo il regista “felice di riceverlo in Toscana, perché in Toscana ci si interroga sempre”.

di Francesca Lippi

Mario Martone durante l’incontro con la stampa

Un incontro stampa durata circa un’ora, si è svolto oggi in diretta streaming con il regista cinematografico, lirico e teatrale, Mario Martone, che domenica 4 luglio, alle 20.45, presso il Teatro Romano di Fiesole riceverà il Premio Fiesole Maestri del Cinema 2021. L’incontro ha coinvolto circa 15 giornalisti, la partecipazione del sindaco di Fiesole Anna Ravoni, di Marco Luceri coordinatore del sindacato Cinematografici Italiani Gruppo Toscano e la Fondazione Sistema Toscana e di Massimo Tria direttore artistico. Il regista è apparso in ottima forma, disponibile a rispondere a tutte le domande poste dai giornalisti con i quali ha dialogato amabilmente ricordando aneddoti della propria carriera.

“Voglio ringraziare tutti” ha dichiarato il regista ” perché questo Premio mi onora, basta pensare a chi mi ha preceduto, ma mi piace anche pensare che sia in Toscana, vicino Firenze, in Toscana ci si interroga sempre… Sono contento anche che per la consegna del premio siano presenti due attori giovanissimi Marianna Fontana e Eduardo Scarpetta, perché rappresentano una spinta al futuro che per me è sempre molto importante. Marianna ha lavorato in ” Capri Revolution” nel cast del quale l’età media degli attori non arrivava a trent’anni. Eduardo Scarpetta, giovanissimo, ci porta dritti al mio nuovo film”Qui Rido Io“, nel film impersona Vincenzo Scarpetta, figlio di Eduardo. E poi ci sarà Ippolita Di Maio, mia moglie, lei è una storica d’arte, quando è cominciata la nostra storia l’ho coinvolta nel mio lavoro, prima nella parte iconografica di “Noi credevamo” poi le ho chiesto se voleva lavorare con me alla sceneggiatura del “Giovane Favoloso” ed ho cominciato il lavoro su Leopardi, e qui Firenze conta tantissimo, e da lì abbiamo cominciato a scrivere tutti i films successivi insieme. Questo per dirvi quanto contano le donne nel lavoro che conduco da tanto tempo e anche come si muove sempre, tra cinema e teatro, il mio percorso. Questo arcipelago dei miei lavori, spesso tutti molto diversi l’uno dall’altro, può creare un certo disorientamento nel pubblico che mi segue, poi però, andando avanti, questi diversi lavori, si è capito, che fanno parte di un working in progress complessivo più ampio che gravita nelle diverse discipline e di come spostarsi di volta in volta. Io comincio un lavoro senza pensare a ciò che ho fatto prima, senza pensare ad uno stile, perché il regista ha intorno a sé tante persone e una realtà e nella relazione con le persone ti trasformi, perché le persone che sono intorno a te non devono eseguire quello che tu hai in mente, no, io non chiedo questo agli attori, alle attrici, ai miei collaboratori, io chiedo di partecipare cercando di stimolare la loro potenzialità creativa, così facendo vengono fuori lavori diversi e si formano gruppi. Ecco, è così, creo i gruppi sin dal 1970.”

Martone ha poi ribadito l’importanza dell’assaporare un film in presenza nelle sale cinematografiche, “cos’è un film comico o qualsiasi film in cui si rida, senza la risata collettiva? ha chiesto “La risata, ” ha continuato “è il respiro comune degli spettatori . Non so cosa accadrà in futuro, dovremmo sforzarci nel sostenere che i cinema non vengano chiusi, perché cinema e teatri devono rimanere aperti, non riguarda solo chi fa spettacolo, ma anche chi ne fruisce: è ossigeno per la mente, non possiamo privare le persone di uno sbocco decisivo, e lo dico non ho nulla contro lo streaming (come abbiamo sperimentato con il Sindaco del Rione Sanità su RaiPlay). Penso che si debbano aprire le possibilità, e aprire le sale nel miglior modo possibile” . Il regista si è soffermato anche su alcuni aneddoti della sua carriera e del coinvolgimento di Carlo Cecchi, attore fiorentino in “Morte di un matematico napoletano”. “Carlo Cecchi è un uomo di teatro,” ha spiegato ” forse il più importante che ci sia in Italia, un genio, l’ho sempre amato moltissimo, lui e il suo teatro. E per me il matematico doveva essere Carlo Cecchi, non avrei fatto il film senza di lui. Scoprii poi che Carlo era amico di Fabrizia Ramondino, che firmò il soggetto insieme a me, tanti fili si trovarono e si collegarono. Collegamenti che condussero Carlo a entrare nel film non solo come personaggio ma come artista, una persona con una testa e un’anima, speciale come quella di Carlo, che poteva dialogare tra passato e presente sul set come la sua persona. L’apporto di Carlo fu un grande apporto, tutta la sua persona entrò nel film”. E sul nuovo film il regista ha spiegato: “Qui rido io è parte dell’enorme quantità di film già pronti, in cerca di schermi e soprattutto platee. È un film pensato per i grandi schermi, con la fotografia di Renato Berta, ed è un film che tiene insieme il cinema e il teatro: è la storia di Vincenzo Scarpetta, figlio di De Filippo, un racconto con commistioni teatrali, un film con tanta gente nelle inquadrature, pensato per una scala visiva ampia, il grande desiderio è che possa essere visto sul grande schermo. Mi è stato chiesto di scrivere insieme a Ippolita una serie su De Filippo, con la Napoli degli inizi del ‘900 è stata un momento straordinario, c’erano contemporaneamente Scarpetta De Filippo, Viviani e Totò, la canzone napoletana. Poi la serie non si è potuta fare, mentre a me e Ippolita era rimasto questo lavoro fatto, che scrivevamo mentre mettevo in scena il Sindaco del rione sanità. E quindi vedere in questo film la questione della “paternità negata”, un punto cruciale che affrontare Eduardo, ci ha portato sul personaggio enorme e misterioso, ineffabile, che era Scarpetta”.

Il Premio Fiesole

Il riconoscimento è conferito dal Comune di Fiesole in collaborazione con il Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani Gruppo Toscano e la Fondazione Sistema Toscana, con la direzione artistica di Massimo Tria L’edizione di quest’anno è dedicata alla memoria di Claudio Carabba, scomparso nel 2020, maestro della critica cinematografica italiana e per molti anni tra i più importanti animatori del Premio. La serata di premiazione si aprirà alle 20.45 con un incontro con l’autore e la presentazione del volume monografico dedicato al cinema di Mario Martone a cura di Roberto Donati con i contributi del Sncci, per Edizioni ETS di Pisa. La cerimonia di premiazione si terrà alle 22.30, presso il Teatro Romano di Fiesole (via Portigiani 3, ingresso gratuito con prenotazione su www.estatefiesolana.it dal 10 giugno). Saranno presenti anche l’attrice Marianna Fontana, protagonista di Capri-Revolution, ed Eduardo Scarpetta, che fa parte del cast del suo prossimo film, Qui rido io, dedicato all’avo omonimo, capostipite della celebre dinastia di attori Scarpetta-De Filippo. A seguire la proiezione del film “L’amore molesto” del 1995 presentato in concorso al 48º Festival di Cannes. In caso di maltempo la serata si terrà al cinema La Compagnia di Firenze.Il regista italiano diventerà “Maestro del Cinema” come prima di lui Paolo Sorrentino, Robert Guédiguian, Vittorio Storaro, Stefania Sandrelli, Dario Argento, Giuseppe Tornatore, Terry Gilliam, Toni Servillo e Nanni Moretti. E tra i grandi del passato Luchino Visconti, Michelangelo Antonioni, Orson Welles, Stanley Kubrick, Ingmar Bergman, Wim Wenders, Theo Anghelopoulos, Marco Bellocchio, Ken Loach.

Al premio seguiranno le proiezioni dei suoi film a luglio al Piazzale degli Uffizi nell’ambito della rassegna “Apriti cinema”: “Morte di un matematico napoletano” del 1992 (01/07); “Teatro di guerra” del 1998 (07/07) e “L’odore del sangue” (15/07) e ad agosto al Teatro Romano di Fiesole, per Stensen d’Estate (“Capri-Revolution” il 9 e “Il giovane favoloso” il 21).

Breve Biografia

Martone è nato a Napoli il 20 novembre 1959, ed è approdato al cinema dopo essersi fatto un nome di rilievo nel teatro di ricerca e di innovazione, in un ambito che lo ha avvicinato a tanti suoi successivi collaboratori (Angelo Curti, Toni Servillo, Andrea Renzi, Roberto di Francesco fra gli altri). Il suo esordio al cinema è un precipitato di riflessioni decennali su una Napoli lontanissima dagli stereotipi da cartolina: “Morte di un matematico napoletano” (1992) costruisce attorno ad un formidabile Carlo Cecchi un teorema a più incognite sull’impegno intellettuale del magmatico secondo dopoguerra, e l’indagine sui retroscena partenopei più ignoti continua nel 1995 con un’ulteriore odissea di fantasmi, “L’amore molesto”, con cui Martone inaugura il suo lungo e fruttuoso dialogo con la grande letteratura italiana (in questo caso Elena Ferrante). La sua “factory” filmico-teatrale (Anna Bonaiuto, Renzi, Servillo fra gli altri) lo accompagna a chiudere una trilogia napoletana con “Teatro di guerra” (1998), equazione impossibile fra i vicoli di Napoli e la Sarajevo dei cecchini. Ma non c’è solo la Campania nel suo orizzonte artistico, e lo dimostra “L’odore del sangue” (2004), coraggioso confronto con il culto della violenza nella Roma post-borghese di Goffredo Parise, mentre il suo orizzonte si allarga all’Italia intera con “Noi credevamo” (2010) e “Il giovane favoloso” (2014), in cui i cospiratori risorgimentali e Giacomo Leopardi condividono una insanabile insoddisfazione per il presente. Martone allarga sempre i suoi confini: continua con successo la sua attività di regista teatrale, affina con sapienza quella di regista lirico, ma anche i suoi mediometraggi lasciano un’impronta importante (“Rasoi”, “La salita”), e i suoi documentari scavano nei fondamentali chiaroscuri dell’arte italiana (“Nella città barocca”, “Caravaggio. L’ultimo tempo” fra gli altri), finché arriva il momento di dedicarsi all’utopia, alla visione di vita alternativa, con “Capri-Revolution” (2018), con una giovanissima e carismatica Marianna Fontana. Dopo averlo lambito a lungo, Martone è infine arrivato al punto di partenza della grande dinastia Scarpetta-De Filippo: prima con il suo ultimo “Il sindaco del rione Sanità” (2019), e poi con il suo prossimo film, “Qui rido io”, dedicato al grande capostipite, e in cui recita anche l’ultimo rampollo, l’omonimo e talentuosissimo Eduardo Scarpetta, che conferma il gusto di Martone per la scommessa e la scoperta di talenti a tutto tondo.

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