UN “RITO LAICO” IN MEMORIA DELLE VITTIME DELLA PANDEMIA

Un ulivo piantato nel giardino dell’ospedale Mauriziano quale simbolo per la continuità esistenziale, con la partecipazione ideale di operatori sanitari, dei malati e dei famigliari delle vittime accomunati dalla indivisibile solidarietà.

di Ernesto Bodini (giornalista scientifico)

Da sempre le esperienze della vita, positive o negative, vanno sommandosi incrementando l’enciclopedia della Storia umana; e se parte di esse riguardano la sofferenza fisica e/o psicofica le pagine che la compongono non saranno mai bianche e quindi senza fine. Dunque tanti i capitoli e tra questi non ultimo quello della pandemia da Coronavirus, tuttora aperto, in cui si contano oggi milioni di casi infetti, centinaia di migliaia di deceduti ma anche decine di migliaia di guariti. E altrettanti sono i protagonisti che, a vario titolo, hanno contribuito a lenire le pene di ognuno ed è nostro dovere ricordare tutti, ma soprattutto quelli che non sono più tra noi e con essi i loro familiari che non hanno avuto il conforto di dare loro l’ultimo saluto e l’ultimo abbraccio. A questo riguardo all’ospedale Mauriziano di Torino si è tenuta tenuta una toccante manifestazione denominata “Rito Laico” in ricordo dei defunti a causa del virus pandemico, un evento collettivo di raccoglimento per condividere le narrazioni dei famigliari e dei sanitari sull’emergenza umanitaria e santaria. Una testimonianza che va al di là del mero simbolismo per richiamare il valore di chi ha sofferto e di chi si è prodigato per lenire le sofferenze, e al tempo stesso di quanti non ce l’hanno fatta. Il progetto, curato dall’infermiere Pino Fiumanò, referente del gruppo (Salutearte) e una delle anime del lodevole coinvolgimento, pone le sue basi sulle politiche sanitarie delle Medical Humanities e ciò, secondo la multidisciplinare e partecipativa metodologia di Teatro Sociale e di Comunità (T.S.C.), che comprende rappresentanti del mondo della cultura e dell’arte del territorio e della società civile e istituzionale. L’iniziativa è stata oltremodo caratterizzata da una cerimonia (“coreografica”) che ha visto riunite centinaia di persone nel giardino dell’ospedale Mauriziano, per presenziare alla messa nel terreno  di un ulivo quale elemento simbolico potente di connessione e comprensione empatica reciproca. «Non per caso – spiega Fiumanò – ci siamo dati appuntamento (il 2 luglio del 2020) in un giardino, luogo e simbolo della vita e del bello, di cui prendersi cura e da preservare, nel tempo del grande ciclo dei viventi. Un Rito Laico che si fa azione teatrale di rappresentazione dell’umano, secondo la metodologia di Teatro Sociale di Comunità. Tale azione come necessità per rigenerare la speranza, azione salvifica per l’uomo, che affonda le sue radici profonde nel rito della legge del “dono, controdono, contraccambio”, sempre capace di moltiplicare il capitale sociale, i legami e i movimenti di senso, condivisi e condivisibili nella e per la comunità».

L’originale iniziativa ha compreso la pubblicazione Un ulivo per ricordare e celebrare la vita (Golem edizioni, giugno 2021, pagg. 126), una ricca raccolta di testimonianze di operatori sanitari, ex pazienti e familiari dalle ricche e profonde espressioni accomunate da quei sentimenti che fanno sperare in una pronta ripresa… forgiati dall’esperienza dell’esserci e della solidarietà. Diverse anche le poesie scritte da figli, fratelli, nipoti e amici dai cui versi emergono emozioni non prive di dolore ma che tutti insieme sono un richiamo ad una vita migliore e alla partecipazione. A questo riguardo non a caso la citazione di William Shakespeare (1564-1616): “Date parole al dolore. Il dolore che non parla, bisbiglia al cuore sovraccarico e gli ordina di spezzarsi”. Un accorato “invito” alla riflessione sulla talvolta imponente tappa del “dolore” e quindi della sofferenza che, in questo caso, non può che essere rappresentata dalla triade “Arte, speranza e cura” ospitando la ripoduzione di dipinti dai significativi ed emblatici titoli come, ad esempio, “Cambio di umore. Primi contatti umani con i sanitari che notano la mia tristezza e mi consolano”, “Miglioramenti. Sbocciano i fiori della speranza”, “Il tampone. Agitazione come le onde del mare”, “Domani esco dall’ospedale. Respiro nella natura”. Quindi arte e cultura, un binomio a sostegno di un nuovo welfare e, proprio per questo, il gruppo SaluteArte dell’A.O. Ordine Mauriziano, è un punto di riferimento tanto da aver creato alcuni progetti multidisciplinari, la cui metodologia del teatro sociale e di comunità ben si confà con lo scopo di umanizzare i luoghi e ogni relazione di cura. Insomma, una ventata di innovazione che, all’interno del nostro Sistema sanitario, è preludio ad un miglior apporto di salute e benessere per tutti.

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