Il Vademecum del cittadino verso la Pubblica Amministrazione

La saggezza del concetto “verba volant, scripta manent” non è mai tramontata. La burocrazia è un “vezzo” che si può estirpare: basta volerlo. Bene sarebbe insegnare questa “materia” nelle Scuole superiori o all’Università.

di Ernesto Bodini (giornalista e opinionista)

È vero che in tempi come questi pensare e soffermarsi sulle “sottigliezze” equivale a dare poca importanza ad eventi ben più consistenti come la pandemia, il fenomeno dei femminicidi e delitti di altra natura, gli infortuni (e decessi) sul posto di lavoro, e altro ancora. Ma in ogni caso credo che valga la pena non sottovalutare anche gli aspetti sociali apparentemente “irrilevanti” o di poca importanza per la vita quotidiana, e fra questi è da prendere in attenta considerazione tutto ciò che riguarda i rapporti con la Pubblica Amministrazione (P.A.). Iniziamo da quei benedetti concorsi che, quando vengono indetti, fanno tanto discutere ancor prima del loro inizio. Anzitutto va ricordato che per qualunque concorso pubblico i candidati sono sempre in numero di gran lunga superiore ai posti riservati al fabbisogno; una disparità che non è mai giustificata in modo razionale, anche perché non viene fatta a priori una adeguata informazione su come è impostata la P.A. in genere, e del settore in questione in particolare; in secondo luogo capita che gli eventuali temi e/o quiz assegnati per lo svolgimento del concorso, talvolta non siano di facile interpretazione e comprensione con l’inevitabile disquisizione sulla razionalità degli stessi. Inoltre,  le sedi assegnate richiedono una vasta area di accoglienza (magari più di una) per i candidati, con il rischio di una certa dispersione che lascio a voi immaginare. Ma ciò che rappresenta il culmine dell’assurdità di un concorso pubblico e quindi per ottenere un posto di lavoro mirato, è che quando il candidato è stato prescelto perché vincitore, non lo si sottopone alla verifica (né iniziale e né periodica) sulle reali predisposizioni per assumere e mantenere quel determinato incarico. Ecco che a volte ci si imbatte in taluni dipendenti inefficienti, scostanti e anche despoti, la cui arroganza si manifesta proprio perché il cittadino ha bisogno della loro… prestazione. Attualmente i dipendenti della P.A. in Italia sono circa 3 milioni e 200 mila, e pare che in questi giorni possano essere tutti (o quasi) operativi in presenza e, dato per scontato che questi componenti-lavoratori (per la verità in parte solerti e competenti) sono noti come burocrati, non al servizio dello Stato (come erroneamente si tende a definire) ma al servizio della collettività, c’è da aspettarsi di tanto in tanto di dover disquisire con alcuni di essi con la conseguenza di un disservizio, od ancor peggio, di una annullata prestazione. Ecco che, il cancro burocrazia prende forma insinuandosi un po’ ovunque, ossia in quasi tutti i comparti della P.A. Quindi, come affrontare questi eventi? Anzitutto, va da sé che il cittadino-fruitore debba avere le “carte in regola”, ossia essere dalla parte della ragione, poi deve sapersi comportare nei confronti del suo interlocutore con la massima trasparenza e anche un po’ di umiltà; inoltre, pretendere di essere informato in modo semplice ed il più esaurientemente possibile in quanto la trasparenza deve essere reciproca, anche se in realtà chi sta dall’altra parte non sempre è totalmente identificabile: del burocrate non si conosce quasi mai nome e cognome, ma egli deve conoscere (il più delle volte) quello del cittadino che a lui si rivolge. Ma in casi di mancata e ingiustificata prestazione come agire nei suoi confronti? Tenendo presente che il burocrate a vario titolo rappresenta sempre un “potere”, si deve agire seguendo le procedure cosiddette di rito: rivolgersi al titolare dell’Ufficio Relazioni con il Pubblico (URP), in subordine contattare il diretto superiore preposto a quel servizio con primi contatti verbali; in caso di insoddisfazione, contestare la vicenda per iscritto, generalmente per raccomandata a/r, chiedendo giustificazioni (per iscritto) entro 30 giorni.

In questi casi è raro che si debba agire per via legale, ma qualora fosse necessario per contestare la P.A. solitamente ci si deve rivolgere al Tribunale Regionale Amministrativo (T.A.R.), e inevitabilmente in presenza di un legale di fiducia. In buona sostanza, quello che ancora non rientra nella mentalità e quindi nella “cultura” dell’italiano medio, è che le Istituzioni pubbliche vanno sempre affrontate per iscritto, e non è un caso che le stesse si rivolgano al cittadino con questa prassi olografa: un dialogo verbale (men che meno telefonico) fra le parti non è mai oggetto di protocollo-registrazione, mentre uno scritto, oltre ad essere protocollato e registrato, costituisce una traccia e quindi un precedente a favore di chi ritiene di avere ragione, o intende perseguire la propria questione. Per quanto riguarda i tempi, solitamente la richiesta di delucidazioni e/o giustificazioni viene soddisfatta entro 30 giorni (Legge 241 del 7/8/1990 (“Nuove norme in materia di procedimento amministrativo e di diritto di accesso ai documenti amministrativi”); nel caso il burocrate (o chi per esso) non dovesse rispettare (ingiustificatamente) l’istanza del cittadino, lo stesso incorre nel reato penale di “Omissione in Atti d’Ufficio”), perseguibile d’ufficio… senza ricorrere necessariamente alla assistenza di un legale. In sub-ordine, però, si tenga presente la possibilità di avere consigli da parte del Difensore Civico regionale, per tutto ciò che concerne le disquisizioni tra il cittadino e la P.A. Ma va anche precisato che a volte i cittadini “insoddisfattI” si rivolgono alle rubriche dei giornali che, per quanta visibilità possano dare al problema lamentato, il più delle volte non sortiscono alcun effetto per il singolo caso; anzi, al contrario, indispettiscono il burocrate in genere, perché un esposto/segnalazione si fa sempre all’interessato che si intende “perseguire”, e non al pubblico in genere in quanto non è interessato alla vicenda personale incorsa tra le parti. Un’ultima considerazione-suggerimento. Poiché il modus operandi dei burocrati si esprime nella burocrazia, sarebbe utile che i politici che pontificano un giorno sì e l’altro pure nelle piazze e nei talk show incamerando assensi e dissensi ma soprattutto applausi e baciamani, insegnassero al popolo come affrontare la burocrazia, che loro tanto citano senza far nulla per alienarla. Personalmente disposto a confrontarmi, non certo per visibilità (non ne ho bisogno… anzi!), ma per esporre concreti esempi maturati nel corso degli anni (documentazione alla mano). Sono quindi certo che con queste brevi indicazioni di aver chiarito e ben suggerito ai miei concittadini, garantendo loro (se si attengono esattamente a quanto su descritto) il rispetto dei propri diritti e della propria dignità.

La prima immagine è tratta da Il Fatto Quotidiano

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