13 Dic 2021

Christian Felber: “Ecco i 30 motivi per cui ho scelto di non vaccinarmi, per adesso”

Pubblichiamo un riassunto, con alcuni estratti, del documento in cui Christian Felber, fondatore del movimento Economia del Bene Comune, spiega le 30 ragioni per cui, almeno per il momento, ha deciso di non vaccinarsi. L'attivista austriaco conclude la sua analisi auspicando di avviare un dialogo aperto e nonviolento con persone che non la pensano come lui.

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Ricorderete Christian Felber, fondatore del movimento Economia del Bene Comune, che abbiamo intervistato più volte qui su Italia che Cambia. Nei giorni scorsi ha pubblicato un lungo e dettagliato documento in cui illustra 30 ragioni per cui ha scelto di non vaccinarsi, per adesso

Felber ha una sua opinione, piuttosto critica ma ben documentata, sulla questione dei vaccini e la espone in maniera esauriente e pacifica. In un dibattito costellato di infinite e spesso sterili polemiche, ci sembra che il suo testo spieghi molto bene un determinato punto di vista sul tema dei vaccini, utile anche – soprattutto! – a chi la pensa diversamente. 

Il documento è molto lungo, ricco di riferimenti a studi scientifici e bibliografia. Per una comprensione approfondita della visione dell’autore rimandiamo a una sua lettura per intero qui. Noi ne abbiamo fatto un riassunto, con alcuni estratti, per renderlo più accessibile a tutte e tutti. Troverete fra parentesi i punti del documento originale a cui si fa via via riferimento.

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Riportiamo – per la cronaca – che sono cambiate alcune cose dalla pubblicazione originale del documento a questa pubblicazione. Ad esempio l’Austria ha introdotto l’obbligo vaccinale, che sarà effettivo a partire dal 2022. Ciò non cambia il senso generale del documento.

«Prima di tutto – esordisce Felber – sono stato vaccinato diverse volte e ho un atteggiamento neutrale nei confronti delle vaccinazioni. Rispetto la decisione di tutti di essere vaccinati, non cerco di convincere nessuno a non essere vaccinato». 

L’attivista austriaco spiega quindi le ragioni per cui ha deciso di scrivere questo documento: mostrare le varie motivazioni per cui le persone si astengono dalla vaccinazione anti-Covid e sottolineare che non sempre c’è una opposizione alla vaccinazione per principio e che non è giustificata la discriminazione di cui sono oggetto.

Libertà di scelta

Felber (punto 1) parte con l’affermare la libertà di scelta (informata) sulla propria salute, riconosciuta da diversi ordinamenti. É quello che viene comunemente chiamato “principio di alfabetizzazione sanitaria”, ovvero la “capacità di ottenere, elaborare e capire informazioni sanitarie di base e accedere ai servizi di salute in modo da effettuare scelte consapevoli”. Principio che garantisce a ogni persona il diritto di sapere cosa è giusto per lui. “Ci sono diverse concezioni della salute – afferma Felber – e l’autorità finale su ciò che è meglio per la propria salute è ogni persona stessa”. 

Nel suo caso (2), dopo aver valutato rischi e benefici, l’autore – che ha 48 anni, è in ottima forma fisica, conduce uno stile di vita sano e fa attività fisica regolarmente – è giunto alla conclusione che il rischio di morire per Covid è molto basso: circa una probabilità su 23.500 secondo il sito QCovid Risk Calculator.

Dubbi sui vaccini

L’autore passa poi ad analizzare quelli che sono i principali dubbi sul tema dei vaccini, a partire dal fatto (3) che due di essi (Moderna, BioNTech/Pfizer & Co.) sono basati su una tecnologia nuova mai sperimentata prima, a mRna, e sono stati approvati nel giro di troppo poco tempo (in genere l’approvazione di un vaccino richiede dai 2 ai 5 anni) perché si possano escludere effetti indesiderati a lungo termine non previsti. Per questo motivo l’Ue (4) ha dato un’approvazione limitata a questi vaccini. Inoltre alcuni medici (5) mettono in guardia da possibili danni dovuti alla reiterazione del vaccino.

Reazioni avverse

Passando ai danni da vaccino, Felber (6) riporta alcuni dati: “In Austria, secondo l’Ufficio federale per la sicurezza nell’assistenza sanitaria (BASG), ci sono stati finora 36.795 effetti collaterali segnalati dopo 10,9 milioni di vaccinazioni, comprese gravi conseguenze come trombocitopenia trombotica (VITT), infiammazione del muscolo cardiaco (miocardite) o reazione anafilattica, così come 168 morti; in Germania, secondo le cifre dell’Istituto Paul Ehrlich, finora 156.360 reazioni avverse in 101,9 milioni di vaccinazioni fino ad agosto 2021, di cui il 9,7 per cento erano gravi (vedi sopra), e 1.450 morti, che sono elencati come casi sospetti in connessione temporale con la vaccinazione”.

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L’autore fa anche notare come ci sia una grossa discrepanza fra il sistema di conteggio delle morti e conseguenze gravi da covid e quello delle reazioni avverse al vaccino: per le prime il collegamento causa-effetto è automatico, nel secondo caso servono lunghe ricerche e il nesso, anche quando sembra evidente, non è sempre riconosciuto. 

Inoltre i dati sulle reazioni avverse ai vaccini (7) avvengono tramite “sistemi di segnalazione passiva”, ovvero si registrano solo qualora avvenga una comunicazione ufficiale da parte dei medici o dell’interessato. Visto che molti casi non vengono segnalati, i rischi da vaccino sono in genere sottostimati nei dati ufficiali. L’autore stesso riporta alcuni casi di conoscenti che “si sono ammalati gravemente poco dopo la vaccinazione, sono morti o sono rimasti incapaci di lavorare o persino di camminare”.

In studi effettuati su altri vaccini (8, 9) si è visto come passando a un ”sistema di segnalazione attiva” (in cui dei campioni di vaccinati vengono monitorati) l’incidenza delle reazioni avverse aumenta fino a 7,5 volte. Ulteriore elemento di sfiducia (10) da questo punto di vista è che ci sono precedenti di campagne di vaccinazione che sono state pubblicizzate in modo massiccio e che poi si sono rivelate un errore, come quella negli USA contro l’influenza suina.

Rischi/benefici

In generale, secondo Felber, andrebbe analizzato meglio il rapporto rischi/benefici (11) sia relativo alle fasce di età che ai singoli individui: “Secondo alcune analisi, il rischio è maggiore del beneficio nelle persone sotto i 30 anni, non perché i danni da vaccino sono così frequenti, ma perché i corsi di Covid-19 gravi sono così rari in questo gruppo di età”. Tant’è (12) che “Svezia e Finlandia hanno messo in pausa la vaccinazione con il vaccino Covid-19 di Moderna per le persone sotto i 30 anni di età all’inizio di ottobre 2021”.

La questione diventa ancora più spinosa quando si parla di bambini (13), perché i dati originali degli studi di approvazione non sono pubblici e “non saranno pubblicati fino a 24 mesi dopo il completamento degli studi”.

Per quanto riguarda chi ha già contratto il virus, l’autore sostiene la necessità, prima di vaccinare, di effettuare test degli anticorpi e della memoria cellulare (cosa che non viene considerata quasi mai dai protocolli). Perché (14) “è ormai scientificamente accertato che il sistema immunitario naturale fornisce una protezione immunitaria molto più ampia e duratura contro il virus Sars CoV-2 rispetto alla vaccinazione”, che invece (16) offre una protezione stabile “per circa 180 giorni”. Perciò (15) “l’immunità collettiva con una proporzione (alta) di immunità naturale è più affidabile e sostenibile che in una popolazione completamente vaccinata”. 

Anche il modo in cui vengono presentati gli studi (17) sembra pensato per fare apparire i vaccini più indispensabili di quanto siano, poiché si insiste sempre sul dato della riduzione del rischio relativo rispetto alle persone che contraggono il virus e mai su quello della riduzione del rischio assoluto relativo al totale della popolazione. 

Successivamente l’autore presenta alcuni studi recenti (18) che “dimostrano che la vaccinazione non protegge dall’infezione né protegge in modo affidabile dalla malattia grave e dalla morte e non protegge nemmeno dall’infettare gli altri (infettività)”. 

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Case farmaceutiche e governi

Un altro punto su cui Felber si sofferma sono (19) i rapporti fra case farmaceutiche e Governi e il fatto che le prime non possono godere della nostra piena fiducia. I Governi hanno investito 88,3 miliardi di euro in vaccini Covid 19 in tutto il mondo nel 2020, il che rappresenta circa il 9% delle vendite farmaceutiche mondiali di quell’anno.

Gli enormi profitti fatti da queste aziende private sono un ulteriore motivo di scetticismo per Felber, che critica gli stati (20) per non aver sospeso i brevetti durante lo stato di emergenza (procedura prevista dall’OMS), consentendo così alle case farmaceutiche di arricchirsi grazie a finanziamenti pubblici mantenendo la proprietà intellettuale sui vaccini. 

Case farmaceutiche che spesso, già in passato, sono state coinvolte in scandali (21) come quello degli antidolorifici a base di oppio negli USA che ha coinvolto Johnson & Johnson o la frode sull’approvazione e l’uso di alcuni farmaci – che nel 2009 è valsa a Pfizer la più alta multa mai imposta per un crimine nel “più grande caso criminale nella storia della sanità” – e altri esempi.

Senza parlare della cosiddetta ricerca “Gain of function” (22), ovvero quel ramo in cui si studia come potenziare i virus e renderli più infettivi e mortali. “Mi chiedo – scrive Felber – perché i ministri della salute siano praticamente inattivi e non discutano nemmeno la questione, anche se questa linea di ricerca rappresenta la più grande minaccia per la salute dell’umanità e nel dicembre 2013 non meno di 56 scienziati, tra cui tre premi Nobel, abbiano chiesto pubblicamente alla Commissione UE di prendere provvedimenti”.

Felber fa anche luce sugli ingenti finanziamenti privati alle istituzioni che si occupano di salute (23) e sul fatto che in molti casi i Governi (24), per contratto, si assumono la responsabilità degli eventuali danni da vaccino, scaricando le case produttrici.

Le case farmaceutiche inoltre hanno spesso sedi in paradisi (25) fiscali per pagare meno tasse e quindi, oltre ad arricchirsi a spese degli Stati, non restituiscono nemmeno la parte dovuta delle loro ricchezze. Senza considerare che i brevetti (26) potrebbero anche essere donati alla comunità, in casi come questo

Dove sono le alternative?

“Dove sono i farmaci?”, si chiede l’autore. “Anche se ho sentito parlare di varie terapie di successo, non c’è praticamente nulla su di esse nei principali media. Solo recentemente è stato messo in discussione un farmaco della Merck”. Felber fa quindi un elenco (27) di farmaci che hanno mostrato una certa efficacia ma sono ben poco considerati, fra cui l’Artemisinina e l’Ivermictin.

Peraltro – dettaglio non indifferente – la condizione per l’approvazione condizionata dei prodotti mRNA è che non ci sia un’alternativa farmacologica adatta. Felber si chiede anche (28) come mai siano apparentemente privilegiati i vaccini sperimentali a mRna e osteggiati quelli più tradizionali, che contengono materiale virale inattivo. 

Proteggere la comunità

Infine Felber critica l’argomentazione principale portata avanti da chi decide di vaccinarsi: proteggere gli altri (29). Secondo l’autore se il vaccino funziona, perché i non vaccinati sarebbero un rischio per i vaccinati? E se il vaccino non funziona o funziona meno del previsto, ha senso spingere tutti a vaccinarsi?

Anche il sovraccarico delle strutture sanitarie (30) secondo lui non sarebbe imputabile solo a chi sceglie di non vaccinarsi: “Non sono altrettanto ‘irresponsabili’ i letti di terapia intensiva di fumatori incalliti, appassionati di carne alla griglia, drogati di McDonald’s, drogati di Coca-Cola e Red Bull, parapendisti, free climber e milioni di automobilisti o motociclisti? Perché non si agitano allo stesso modo?”. E perché lo Stato non fa la sua parte aumentando i posti letto nelle terapie intensive?.

“Ho buone ragioni per non farmi vaccinare contro il Covid-19 al momento”, conclude Felber. “Continuo attivamente a informarmi e a imparare di più ogni giorno. E mi piacerebbe molto rimanere in conversazione con persone con opinioni diverse. In modo nonviolento. Senza discriminazione. E senza limitare i miei diritti fondamentali”. 

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