NELLA GIORNATA DELLA MEMORIA

La senatrice Liliana Segre, testimone e superstite dell’Olocausto sua Rai 1 in prima serata. Una lunga rievocazione per non dimenticare e soprattutto per far prevalere il perdono sull’odio. Ma non meno importante sarebbe rievocare anche gli esempi di molti filantropi della storia.

di  Ernesto Bodini (giornalista e opinionista)

Ripassare alla memoria testimonianze dal vivo ciò che si è vissuto in momenti tragici, come quelli relativi all’ultimo conflitto e in particolare il lungo periodo delle persecuzioni razziali, credo sia doveroso trasmetterlo alle attuali e future generazioni. E questo, affinché comprendano ed imparino a distinguere con maggiore impegno la differenza tra il bene e il male, così come tra il perdono e l’odio. A tutt’oggi io credo che i sopravvissuti italiani ai lager nazisti siano ormai pochissimi, tra questi la senatrice Liliana Segre (nella foto), classe 1930, di famiglia ebrea che, venerdì 27 gennaio scorso, su RAI UNO in prima serata è stata ospite di Fabio Fazio all’interno del programma “Binario 21” a lei dedicato. Un’ora e mezza di un appassionato racconto ripercorrendo con lucida memoria (e con l’ausilio di materiali fotografici, stampa e video dell’epoca) tutte le tappe che l’anno vista soprattutto dal gennaio 1944 protagonista di quel sofferente e “sopportato” vissuto, non disgiunto dall’ingenuità di una tredicenne spesso inconsapevole e a volte con qualche presa cosciente di una realtà troppo grande per essere compresa e accettata… Ma perché “Binario 21”? Proprio da questo binario in quel sotterraneo oscuro della Stazione Centrale di Milano, il 30 gennaio ebbe inizio con altri 604 deportati il suo viaggio su un vagone merci, destinazione al campo di sterminio di Auschwitz. Intervistata dal conduttore il dialogo si è fatto via via più “confidenziale”, quasi materno, durante il quale molti i particolari che scandivano i diversi momenti della sua giornata. Ma la Segre ha anche raccontato i momenti concitati che precedettero la sua deportazione, ricordando i luoghi simbolo della sua esperienza, la frequentazione della scuola elementare di vai Ruffini a Milano, bruscamente  interrotta in quanto espulsa dal 1938 per via delle leggi razziali, fino a rammentare il breve periodo nel carcere di San Vittore, penultima tappa di quel viaggio all’inferno… che forse nemmeno Dante avrebbe immaginato! La senatrice, dal tono pacato e a tratti alternato da contenuta emozione, pur non tradendo disprezzo di quanto patito da lei stessa e dai suoi compagni di sventura (dei quali solo 22 fecero ritorno), la parola “odio” non è mai stata prevalente lasciando piuttosto spazio alla parola “perdono”, nonostante la sofferenza l’abbia ulteriormente toccata per la perdita del padre con lei deportato ma che però non è mai più tornato.

A questo riguardo ha sottolineato che non vi può essere odio in una persona, specie se mamma come poi è diventata di tre figli, proprio perché una mamma che allatta e alleva le sue creature che ha desiderato non può conoscere la parola odio. Ma con i suoi ricordi non poteva non rievocare Primo Levi (1919-1987), ebreo, scrittore e partigiano, anch’egli internato ad Auschwitz nello stesso periodo ed anch’egli superstite dell’Olocausto, in seguito al quale si dedicò con lucida determinazione a divulgare le atrocità vissute e subite: famosa la sua opera “Se questo è un uomo”, divenuto un classico della letteratura mondiale. Tutto questo per la Giornata della Memoria al fine di far conoscere a tutti una delle pagine più nere della storia dell’uomo, che ha portato a terribili atrocità, e che non può essere dimenticata. A questo punto, però, mi chiedo: quanto può e potrà servire giacché nel mondo sono sempre attivi diversi conflitti, non ultimo l’immane guerra fratricida tra russi e ucraini, per non parlare dei quotidiani episodi di criminalità che infestano molti Paesi, e l’Italia è fra questi? Certo, non dare spazio a rievocazioni con fini di insegnamento sarebbe deleterio, ma sarebbe ulteriormente utile che ogni Stato belligerante venisse avvicinato da altri che “impongano” loro esempi di umanità. Ma purtroppo, io credo, la violenza è animata da molte cause, anche quella apparentemente “più innocua”, come la continua proposta di filmati dalla trama violenta e spesso trucolenta, persino all’interno dei cartoni animati, copiose produzioni che favoriscono emulazione, sfruttando immeritatamente i valori della libertà che, in questi casi, è a dir poco travisata e il cui eccesso non è sufficientemente soffocato dalle leggi e quindi con scarsa applicazione delle stesse. Si continui pure a testimoniare le storture e le nefandezze del genere umano, ma nello stesso tempo è bene “alternare” tali iniziative rievocando gli esempi di grande umanità ad opera di filantropi, dei quali per la verità si ricorda molto poco. Forse, questo alternare potrebbe contribuire (seppur minimamente) a riequilibrare il comportamento tra esseri umani. Utopia? Illusione? Forse, ma vale la pena provarci… senza pentirsi! Infine, per quanto riguarda i cosiddetti negazionisti (di ieri e di oggi) dell’Olocausto rammenterei loro questa mia considerazione: «La saggezza rappresenta la capacità di scegliere e volere in maniera razionale, riconoscendo la differenza tra bene e male: ecco che esempi di bontà rappresentano un valido aiuto per le nostre decisioni future, uno spunto per agire e pensare correttamente. Se è vero che secondo l’opinione popolare si diventa più saggi con il passare degli anni, leggere frasi sulla saggezza e sull’operato di filosofi, pensatori, filantropi e scrittori permetterà di accelerare l’acquisizione dell’esperienza di vita e prudenza nel giudicare».

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